Groezrock 2014 – Meerhout (Belgium)


Ho sempre odiato i festival. O meglio i festival mi hanno sempre odiato e ho sempre cercato di evitarli come la peste. Perchè? Perchè ricordo l’ Heineken Jammin Festival del 1999: biglietti rubati. Perchè ricordo il Rock In Idrho del 2012: festival sospeso per due gocce d’acqua, ero lì solo per i Rancid..feci in tempo ad ascoltare una (giuro, una sola!) canzone dei Sum 41. Due esperienze, due fiaschi clamorosi. Ma quest’anno il Groezrock, presentava due nomi sufficienti a superare le mie paranoie e il mio odio per i luoghi troppo affollati: DESCENDENTS e SCREECHING WEASEL. Degli altri gruppi sinceramente mi interessava ben poco… ma alla fine una mini-vacanza con gli amici ci sta, si fa quindi la macchinata e si parte per Meerhout, Belgio.

 

Perchè in Italia i festival sono i crisi? Risposta: andate al Groezrock ( a questo punto il dubbio viene per qualsiasi festival fuori dall’Italia) e capirete il perchè. Mai vista un’organizzazione così efficiente a 360°. Insomma, avete presente il Rock In Idrho? Tutto il contrario.Vista la presenza contemporanea al festival sia mia che di Enri.. prossimamente (?!?!) ci sarà anche il suo report.

02 Maggio 2014

THE MENZINGERS

Il viaggio massacrante da Milano verso Meerhout non ci consente di arrivare all’apertura dei cancelli, quindi tra una cosa e l’altra arriviamo nei pressi dell’area fest quando già hanno iniziato i Menzingers. Ho più volte scritto tra queste pagine di non essere un grande fan di questa nuova “ventata” punk-rock che viene dagli USA, ma devo ammettere che questi barbuti americani sono validi. Ho ascoltato un paio di volte Chamberlain Waits e On the Impossible Past e riconosco qualche pezzo. Immagino abbiano fatto anche pezzi del nuovo album appena pubblicato. La gente apprezza, io apprezzo la birretta nonostante il vento gelido che mi taglia la faccia in due.

THE LAWRENCE ARMS

Forse il gruppo che mi incuriosiva vedere di più. Non sono mai stato un loro grande fan, nonostante ne riconosca il valore assoluto, e di sicuro erano tra gli ospiti più attesi visto le tante persone super-gasate per loro. Seguo il gruppo di amici e mi piazzo tra le prime file e riconosco dei pezzi di Oh Calcutta e dall’ultimo Metropole, ma non abbastanza da sapere i nomi. Sono certo che Enri vi darà maggiori dettagli. Che dire… ottima presenza scenica, ottima padronanza sul palco (Brendan Kelly spavaldo!), linea ritmica spettacolare, mi godo il concerto e mi riprometto di dare un ascolto più attento ai Larry Arms. Da lì a qualche ora, nel tendone del Merch, becchiamo Brendan visibilmente alticcio e lo placchiamo per qualche minuto per fare qualche foto-ricordo e scambiare due chiacchiere. Ci confessa che vorrebbe suonare in Italia, ma nel Belpaese i Lawrence Arms hanno ricevuto sempre poca risposta..e non vogliono rischiare.
Inoltre, pare si stia trasferendo in Italia con tutta la famiglia e vorrebbe fare qualche concerto acustico qui. Gli ho proposto 200 euro, per partecipare a una delle I BUY RECORDS NIGHT. Vi farò sapere.

IRON CHIC

Finiscono i Lawrence Arms, e corriamo verso l’Etnies Stage per gli ultmi minuti degli Iron Chic. Qualche giorno prima avevano suonato a Milano ma li avevo persi. Nati da una costola dei Latterman (che 10 anni fa nessuno si inculava) questi ragazzi hanno fatto uno show pazzesco. Basso scorreggione, chitarre incastrate da manuale tra distorsioni e arpeggi, sing-a-long continuo in tutto il tendone, pubblico impazzito e stage diving come non ci fosse un domani! Cosa volere di più? Che concerto, cazzo!

ALKALINE TRIO

Tra la fine degli Iron Chic e l’inizio degli Alkaline Trio, ho avuto circa un’oretta per esplorare l’area fest, e tracannare diverse birrette per riscaldarmi un po’. Si gelava cazzo, sembrava di essere in Siberia.
Comunque gli Alkaline Trio. Da loro mi sarei aspettato molto ma molto di più. Mi piacciono tanto e questa è stata la terza volta che li vedevo dal vivo, ma sono partiti davvero davvero mosci, non ho riconosciuto This could be love. Un po’ come un motore diesel mano a mano ingranano e sparano pezzoni come She Lied to The FBI, Sadie, Dine, Dine My Darling. Chiusura bomba con Stupid Kid, Private Eye e una sdolcinatissima Radio. Avrei preferito qualche pezzo in più da Maybe I’ll Catch Fire ma tutto sommato va bene così.

DESCENDENTS

Ecco uno dei motivi principali della mia trasferta in Belgio. D-E-S-C-E-N-D-E-N-T-S amici miei. Ripeto D-E-S-C-E-N-D-E-N-T-S. Finito il turno degli Alkaline Trio, ci piazziamo in prima fila per gustarci questo live. Karl Alvarez vestito da eschimese, Stephen Egerton e Bill Stevenson per un veloce sound-check.
Dopo circa 10-15 minuti spuntano
Scompaiono e dopo un po’ spuntano sul palco con Milo. Ed è boom! Che concertazzo!!!!! Posso dire scaletta perfetta? Dato il tempo a disposizione direi di si, anche se qualcosa in più da Everything Sucks e Cool To Be You non mi sarebbe dispiaciuto. Che carisma il Milo, ragazzi!
Si muove, si agita e si diverte come un ragazzino, zero chiacchiere e una dietro l’altra le chicche che volevo sentire I Wanna Be A Bear, I’m The One, Coffee Mug, Suburban Home, Nothing With you (batticuore, cazzo!), When I get old, Talking, Thank You, I’m not a Loser ecc ecc. Bello come mi aspettavo, e molto emozionante. Mi chiedo se un giorno avremo il lusso, di poterli vedere in Italia.

NOFX

Non sono mai stato un loro grande fan. Anzi, odio i loro fan, li reputo i peggiori dell’universo. Ma una volta che sono lì, decido che alla fine posso anche vederli; è il ventennale di Punk In Drublic ed è un album che in fin dei conti mi piace. E’ mezzanotte quando salgono sul palco e scatta subito il delirio, indietreggio e cerco la mia oasi per godermi il concerto. Ma è davvero difficile. Trovo un angolo con una buona visuale? Tiè, si piazza il rastone davanti, ed è sempre così per tutto il concerto.
In ogni caso la loro performance non mi ha esaltato. Anzi. Hanno sbagliato diversi attacchi (Happy Guy..ok mai eseguita dal vivo, ma da un gruppo come loro pagato profumatamente mi aspetto molto di più), Fat Mike strafatto con il naso rosso come un Habanero preferisce fare il cazzone sul palco anziché suonare. Il pubblico gradisce ma questa cosa mi irrita, non ci posso fare niente. Ma alla fine la mia opinione conta poco, il pubblico si diverte e i pezzi fichi comunque li suonano (Quart in Session con special guest Milo Auckerman) quindi stanchi morti, ci dirigiamo verso il parcheggio per il meritato riposo.

03 Maggio 2014

FABULOUS DISASTER        

Conoscevo ben poco di queste quattro riot-girls californiane, giusto un paio di ascolti a Put Out or Get Out, niente di più. Pur partendo un po’ prevenuto perchè non proprio rientranti nella mia limitata sfera musicale, accetto lo stesso di andare presto al festival per vedere queste ragazze, oramai signore, tanto amate da Fat Mike: alla fine è l’ultimo tour di sempre, sicuramente sarà divertente. Ed infatti è stato così, oltre a rivelarsi delle ottime musiciste sono state proprio una piacevole sorpresa, pezzi tirati, bel pogo sotto al palco, stage diving e gente contenta: tutto perfetto insomma, speriamo ci ripensino.

THE CASUALTIES

Classica band che divide. Li vidi lo scorso anno a Milano e mi fracassai le palle. Faceva un caldo bestiale, giravano brutte voci sui Jorge (qui) e tutto faceva presagire ad un epilogo simile all’anno scorso, clima polare escluso. Così colmo di dubbi e con una combo Birra + Jagermeister mi dirigo verso il palco principale per seguire i Casualties. A parte la voce urlata di Jorge, che tollero poco, secondo me i Casualties è una band formata da ottimi musicisti che ha fatto un gran bel concerto, l’unica pecca l’omaggio ai Ramones. Vi giuro, mi impegno, ci provo.. ma sentire Rockaway Beach urlata non ce la faccio. Mi arrendo.

EDWARD IN VENICE

Il buon Fra Gluesniffer mi convince a fare un salto verso il palco più piccolo del Groezrock: “E’ l’unico gruppo italiano presente, vediamo un po’“. Più mi avvicino,e più l’età del pubblico si abbassa, i ciuffi e i cappellini di traverso si moltiplicano e nonostante il freddo polare la divisa d’ordinanza è la canottierina colorata:  Ma dove sono finito? Mi bastano 2 minuti per capire che il mio posto al festival è ovunque tranne che lì. Fuggo a gambe levate e mi dirigo verso lo stand delle birre. Ne ho proprio bisogno.

SNUFF

Anche qui la noia regna sovrana. Non metto in dubbio che siano bravissimi e che piacciano tanto al pubblico, ma ritmi in levare, trombette e tastiere sono troppo per me. Quando pestano con due chitarre, riesco quasi ad apprezzare, ma non fanno proprio per me. Fisso l’orologio in continuazione, e conto i minuti che mi separano dagli SW.

ALL

In pratica sono i Descendents senza Milo ma con il barbuto Chad alla voce che suonano canzoni un pochino insipide. Cristo, non voglio fare lo scassa-cazzo.. sarà stata l’ansia pre-SW, o che in fondo non li ho mai ascoltati per bene..ma mi hanno annoiato. A dire il vero ho notato anche un po’ di freddezza anche dal resto del pubblico, quindi magari il mio sentimento è condiviso anche da altri. I pezzi dei Descendents sono molto ma molto più fichi.

SCREECHING WEASEL

Se non si era capito fino ad adesso, la mia attenzione, le mie forze e tutte le mie energie erano concentrate per questi 50 minuti. Ebbi la fortuna di vedere lo scorso anno gli Screeching Weasel a Santa Ana in California convinto che quella sarebbe stata l’unica possibilità della mia vita e invece no..la vita ogni tanto ti sorride e Ben Weasel & Co. decidono che dopo quasi 30 anni  forse era il caso di venire in Europa.
Ok, Meerhout non è proprio dietro l’angolo e avevo molta paura che il contesto del festival avrebbe sofferto il confronto con  il concerto di Santa Ana, ma sono stato smentito.

Prima fila obbligatoria, si forma un gruppetto compatto di italiani, un maledetto zozzone tenta invano di rubarmi il posto ma mi basta uno sguardo per fulminarlo e farlo indietreggiare. La tensione è tanta. Durante il check-sound viene innalzato il fantastico striscione opera del nostro Bucchioni e parte con un pizzico di orgoglio campanilista il coro da stadio “Bucchio-Bucchio-Bucchio“.

 

L’attesa si fa sempre più snervante, parte l’intro, fanno la comparsa Zac Damon, Mike Hunchback, Pierre Marche e Zach Poutine  e infine spunta BenI’m gonna strangle you e ciao a tutti, io non capisco più un cazzo. Mi proietto in un mondo parallelo, torno ragazzino e inizio a cantare i pezzi uno dietro l’altro, Slogans, Dingbat, Queen Kong, Supermarket Fantasy, My Right, I wrote Holden Caufield – mi commuovo come una fighetta – Veronica Hates Me, Hey Suburbia e così via..
Un concerto degli Screeching Weasel senza una polemica non è un concerto degli Screeching Weasel così Ben decide di dispensare consigli sugli effetti collaterali della Monster. Sembra gli abbia fatto gonfiare il coglione destro.
Il mio indice destro è rivolto fisso verso il palco, Ben si avvicina dal nostro lato ed esclama “Hi-Five!“. Sono convinto fosse rivolto a me. Alla fine eravamo solo io e altri 50mila sotto il tendone, non credo Ben potesse sbagliarsi. Ero io quello giusto, non c’è dubbio.
I pezzi purtroppo scorrono troppo in fretta e la fine si avvicina inesorabilmente, chiusura come da copione con Cool Kids anticipata da una polemica, questa volta verso i wavers, scenesters, shakers e poser particolarmente odiati da Ben da 3 anni a questa parte.
Purtroppo finisce il concerto e ci ritroviamo con gli altri compagni di viaggio: Ame e Luana sono diventati sordo-muti e parlano a gesti, Palmi invece parla da sola e se le chiedi qualcosa risponde con ahshs vibio fdiosdiod, incrocio anche Speciani e lo vedo addirittura sorridere, Paganelli e Giallongo invece sono così sgolati che non riescono nemmeno a bestemmiare. Si discute della scaletta e bene o male siamo tutti soddisfatti, il tempo alla fine era davvero ristretto e fare di meglio era quasi impossibile.
Il mio festival finisce qui. Non nutrivo nessun interesse verso Hives e Offspring e a maggior ragione dopo questi 50 minuti orgasmici tutto è superfluo. Si, ok gli Hives dal vivo sono una bomba, gli Offspring hanno suonato tutto Smash ma il giorno dopo c’erano ben 12 ore di viaggio in macchina da affrontare e il cuore batteva ancora forte per gli SW.
Riflessioni post-SW: in qualsiasi salsa o con qualsiasi line-up gli SW sono “LA” band. Dopo i Ramones nel mio cuore da ritardato ci sono loro, e nessuna polemica o fattaccio riuscirà a cancellare le emozioni e i ricordi  legati a certe canzoni che fanno parte della stupida colonna sonora della mia vita.
Tramite facebook, Ben ha fatto capire che ci sono davvero pochissime possibilità di un prossimo ritorno in Europa, magari dovremo aspettare altri 30 anni chi può saperlo… ma io sarò lì con un catetere attaccato e con l’indice puntato aspettando un nuovo emozionante Hi-Five.

Dan Vapid And The Cheats – Euro Tour 2014

Scriverò questo live report senza pause e senza rileggere quello che ho scritto, perchè è giusto che sia così, perchè vedere Dan Vapid dal vivo è emozione allo stato puro e le emozioni non si possono controllare.
Siamo stati presenti a ben 4 date del tour italo/norvegese di Dan Vapid & The Cheats ancora in corso (io Venerdì e Domenica, Enri Sabato e Lunedì) e siamo giunti alla conclusione che indipendentemente dalla condizione della band, dal palco grande o piccolo o dalla scaletta proposta un concerto di Dan Vapid è proprio un pugno allo stomaco. Suonasse tutte le sere gli stessi pezzi, nello stesso locale di fronte alle stesse persone io ci andrei sempre. Prima di parlare di DV & The Cheats, farò una breve parentesi sulle band che hanno aperto il concerto di Seregno.
Il concerto di venerdì è stato super figo, ad aprire sono stati i Mega. Concerto energico, mezz’oretta di brani estratti dai due album; non credo sia un azzardo dire che tra tutte le volte che li ho visti suonare, questa è stata quella dove mi sono piaciuti di più. Bravi, molto bravi.
Subito dopo è stato il turno dei Tough al primo concerto con la nuova formazione con Robi al posto di Stefanino. Dispiace per il cambio, ma Robi ha suonato molto bene considerando il pochissimo tempo e la manciata di prove per potersi preparare. Come già detto a Chris/Biso, secondo me non avrebbero potuto trovare nessuno meglio di Robi, infatti, superata l’emozione iniziale, e sicuramente amche un po’ di tensione, mi hanno dato proprio l’impressione che suonassero insieme già da molto tempo. Insomma, dal futuro ci si aspetta solo notizie positive. Un applauso particolare anche al Biso che, nonostante l’otite, è stato il solito treno!
 
Ad aprire la data di Imperia ci siamo stati solo noi dei Ratbones. Per conflitto d’interesse e perchè fondamentalmente non mi interessa parlarne, non dirò niente al riguardo. Dico solo che aprire per Dan Vapid è stata la più grande soddisfazione che potessi raggiungere nella mia “carriera musicale”, se così si può chiamare.
La scaletta tra le due serate è stata praticamente identica, ad Imperia un po’ più breve, divisa fondamentalmente in due parti: la prima con pezzi dei primi due album dei Cheats, intervallati da I was an Highschool Psychopath, Heart Out The Season e Heart Of The City (cover incisa per i Methadones), la seconda incentrata principalmente sui brani scritti da Dan per i Riverdales, alternati questa volta da Say Goodbye To Your Generation e I Don’t Know How To Say Goodbye.

Beh onestamente non riesco ad essere obiettivo, non saprei dire se hanno suonato bene o se qualche pezzo in più dei Methadones sarebbe stato più gradito da tutti, posso solo dire che Dan Vapid come pochi nel mondo del punk rock riesce a parlare dritto al cuore delle persone e a farci immedesimare nelle sue parole, penso a canzoni come Back To You (giuro che durante il loro check-sound a Imperia mi sono emozionato), I don’t Wanna Go To The Party o I Don’t Know How To Say Goodbye… in pratica in pochissimi minuti e una manciata di parole la sintesi della vita e delle emozioni di tantissimi di noi. Chi non si è mai ritrovato in quelle parole? Il suo curriculum da musicista, poi, è da brividi… se nei migliori album di Screeching Weasel, Riverdales, Queers ecc ecc c’è di mezzo il suo nome, un motivo ci sarà. Dobbiamo davvero tanto a quest’uomo.

Fine concerto ad Imperia abbiamo chiacchierato a lungo di libri, musica e cinema ed è stata una piacevole sorpresa notare tante cose in comune. Mi sono permesso addirittura di consigliargli Dylan Thomas visto che mi ha detto di essere un grandissimo fan di John Fante (mi ha detto di aver letto quattro volte il mio libro preferito, Chiedi alla polvere!!).
Infine ha promesso che il prossimo anno tornerà in Italia. Non so voi, ma ho iniziato di nuovo il countdown.

Stinking Polecats + Bad Frog + The Nuts – 21.03.2014 – Live @ Sound Bonico (PC)

Venerdì. Ore 17:00. Con una velocità e una precisione paragonabile a quella di Fantozzi, esco dall’ufficio pregustando un fantastico venerdì sera coperta + divano a guardare il Banco dei Pugni su DMAX. In attesa della metro, faccio un giro su facebook e vedo una scaletta degli Stinking Polecats postata da Chris. Continuo a scrollare e leggo tra i miei amici post che sono un misto tra bestemmie ed entusiasmo. Sembra ci sia una reunion, devo attivarmi e rimandare il mio programma.
Giro di telefonate, messaggi su whatsapp e tutti confermano che è vero: suoneranno gli Stinking Polecats! Circolava da un po’ la notizia che i ragazzi ogni tanto facevano qualche prova e che forse avrebbero fatto qualche concerto… ma nessuno si aspettava che il primo concerto venisse annunciato solo qualche ora prima! In effetti è stata una vera e propria improvvisata: i Leeches per problemi di salute, hanno dovuto annullare il concerto,  la reunion è stata quindi organizzata per salvare la serata. Beh, direi che è stata salvata alla grande. Ma andiamo con calma, partiamo dall’inizio.
Ad aprire la serata sono stati un nuovo gruppo punk-rock del piacentino, The Nuts, all’esordio assoluto, composto da Vale (ex-Sockets), Palmi (ex-Cocos/Photogenics) e Molby (ex-Lawyer Beaters).

Seguo con grandissimo interesse questa band sin da quando ho avuto modo di ascoltare la primissima demo ed ero molto curioso di vedere come se la cavavano dal vivo: devo dire che hanno offerto davvero una buona performance. Onestamente i suoni non erano proprio il massimo e i ragazzi erano visibilmente emozionati  ma come biasimarli? D’altra parte, ho sempre considerato il primo concerto per una band come il primo appuntamento con la/il morosa/o… a mano a mano che suoneranno e prenderanno confidenza, sono certo che troveranno la giusta quadratura anche sopra in palco. Hanno tutte le potenzialità per diventare una realtà interessante, ben vengano nuova band valide.

Cambio di palco ed è il turno dei Bad Frog. Non avevo mai ascoltato questa band e sinceramente non sapevo nemmeno esistesse, così perso tra qualche chiacchiera di troppo mi sono perso almeno metà concerto. L’altra metà mi ha fatto rendere conto di quanto sono scemo, ammetto che mi hanno piacevolmente sorpreso! Punk rock tiratissimo – direi quasi hardcore –  con testi in Italiano (mi è sembrato di intuire qualcosa anche in dialetto locale, incomprensibile al terrone che scrive) genuinamente ignoranti e scanzonati. Mi hanno fatto venire in mente i primi Semprefreski. I ragazzi si divertono, il pubblico sorride, io pure e mi prometto che la prossima volta starò più attento. Trovate qualche pezzo qui.

A questo punto giunge il momento degli Stinking Polecats.Sono passati ormai tanti anni dallo scioglimento e messi dissapori e attriti da parte è stato piacevole rivedere Chris, Miccetta e Davide di nuovo sullo stesso palco. Certo salta all’occhio l’assenza di Simone e questo mi dispiace, ma egoisticamente mi interessa poco: avendo vissuto per oltre vent’anni dall’altra parte del Belpaese non sono mai riuscito a vedere gli SP quando erano ancora in attività e avendo fatto parte della colonna sonora della mia adolescenza ammetto che aspettavo questa occasione da tanto tempo. E devo dire è stato molto emozionante sentire dal vivo i classiconi della band.
C’è stata una bella presenza di pubblico, sicuramente non era pienissimo come l’evento meritava  ma visto l’annuncio last-minute… è stata comunque una bella festa. Tra una battuta e l’altra, con un Miccetta visibilmente alticcio a dare il 1-2-3-4, il concerto è filato via fin troppo in fretta. I pezzi eseguiti sono stati quelli  praticamente annunciati  da Chris, anche se in ordine più o meno casuale. Fine della serata tutti felici e sorridenti. Ben vengano le reunion se portano entusiasmo e soprattutto se sono spontanee e divertenti come questa. Bentornati Stinking Polecats ma un applauso anche a Bad Frog e Nuts!

Dee Cracks + The Apers + 20 Belows + Tough – 14.09.2013 – Live @ Stereo ( Klagenfurt )

Il 10° Anniversario dei Dee Cracks proponeva una gustosissima abbuffata di punk-rock cosicchè I Buy Records! non poteva mancare a maggior ragione per supportare i ragazzi dopo la recente disavventura negli Stati Uniti, cosicchè, in gemellaggio con la caserma SNAFU, si decide di fare una bella macchinata in direzione Klagenfurt, Austria.
Il compleanno dei panzer austriaci prevedeva due giorni di festa, il venerdì era la serata amarcord con le reunion dei Cretins (in pratica i Dee Cracks stessi con una seconda chitarra) più altre 3 local bands: i Boysclub che da quanto pare suonano davvero pochissimo i Rodriguez e Springy Pinestix: a quanto pare entrambe le band non suonavano da una decina d’anni.
La serata del sabato è stata invece un vero e proprio International Punk Rock Party con i nostri Tough, i 20 Belows dalla Danimarca, gli Apers dall’Olanda e ovviamente i Dee Cracks. A quanto ci è stato riferito, la serata del venerdì è stata un vero trionfo, tra le 250-300 presenze! Peccato che noi ovviamente siamo arrivati giusto per il sabato e il pubblico era decisamente inferiore: sembrava di essere in Italia visto che i locals hanno criminalmente latitato e siamo stati in tanti dal Belpaese ad esserci mossi per mostrare il nostro affetto verso i Dee Cracks. Come si dice…Nemo propheta in patria.
Comunque, lasciamo da parte le polemiche e parliamo di questa bella festa. A riscaldare la platea c’hanno pensato i nostri Tough. Come al solito prestazione massiccia, mezz’ora super intensa continuando la promozione dell’ ultimo album Four ( a mio avviso uno dei migliori album che ho ascoltato del 2013) eseguendo We Gotta Go Tonight, Pleasant Valley Sunday, Silly For Sally, Hey Baby Monster! alternandoli con pezzi delle precedenti fatiche come Johnny is a marshal, Got a Problem, Radio Pop..ecc ecc. Chiusura strappa-lacrime con Claire degli Stinking Polecats.
Cambio di palco ed è il turno dei 20 Belows. Amici di lunga data e compagni dell’ultimo ( o penultimo..vedi tu come definirlo) tour in USA con i Dee Cracks, i 4 danesi nonostante abbiano suonato davvero poco nel 2013 non sono sembrati affatto arruginiti, anzi devo dire che mi sono sembrati parecchio in forma!For Better Days, Repress, Momentum, Someday Somewhere, Nightmare,Agree, Staying In ecc ecc) hanno pure presentato un pezzo nuovo, My Song, che suppongo sarà presente nel 7” prossimo in uscita che aspetterò con ansia magari con un nuovo tour che tocchi anche l’Italia.

 

Quindi è il turno degli Apers con Simone Riccobelli (ottima performance, bravo!) alla seconda chitarra. Anche loro non suonavano da tantissimo tempo ma quando c’è talento e passione,  possono passare mesi e mesi senza suonare che si è in grado di suonare alla grande. E l’hanno ampiamente dimostrato con una ottima performance prendendo pezzi : Word is Out, Only The Grim Reaper, Friday Night Killed Saturday Fun, Too Many Backpacks At The Show, Said You’d Call Me, Please Come Back To Me (I Can’t Live Without You), l’omaggio ai Dee Cracks con Monkey Boy, Something More To Someone Else, Wait a Little Longer, It’s All Over You Know, Whatever it takes, Everyday Is A Rock n Roll Day, Jagerbomb e l’immancabile tributo ai Ramones con Bonzo Goes To Bitburg. Come al solito grande spettacolo e tanto divertimento, come da manuale del punk-rock.
A chiudere la serata, ovviamente sono stati i Dee Cracks. I wanted it all, Monkey Boy, The Hangover Hop, Ritalin For Lunch, Beach 90, Rat In A Trap, It’s Always Been This Way, You Messed My Head Up, un paio di nuove canzoni e infine chiusura con cover ad oltranza tra cui l’immancabile Banana Brain dei Mugwumps, Baby Baby dei Vibrators e This ain’t Hawaii degli Screeching Weasel, giusto per citare qualche pezzo.
Al momento sono davvero poche le band in grado di mostrare qualità e soprattutto dedizione alla causa come fanno questi 3 ragazzi austriaci. E’ stata la prima cosa che ho notato quando, tempo fa, ho avuto modo di conoscerli personalmente. Basta vederli dal vivo almeno una volta per capire cosa intendo: suonano per divertirsi, per divertire ma soprattutto perchè credono in quello che fanno… e questo non può che essere che un bene in una scena sicuramente in crisi e che soffre di staticità.
 Ancora auguri ai Matt, Mike e Manu per una luminosissima carriera e per altri dieci anni ricchi di soddisfazione. Go Monkeys!

Screeching Weasel + Dwarves + Angry Samoans + The Bugs – 17.08.2013 – Live @ The Observatory (Santa Ana)

 In generale, mi sono sempre considerato abbastanza sfigato, uno di quelli “nel posto sbagliato, nel momento sbagliato” del tipo che se c’è una sola merda su un marciapiede largo 1 km sono in grado di pestarla in pieno. Ma a volte la ruota gira, e la fortuna si fa vedere anche dalle mie parti, fatto sta che mi sono trovato “nel posto giusto al momento giusto” in California, in concomitanza di questo super-show. Come potevo perdermelo? Così dopo un’attesa di “soli” 4 mesi e mezzo con Pably Gluesniffers e le nostre dolci metà ci dirigiamo verso Santa Ana, alla ricerca dell’Observatory.
Dopo aver vagato per un’ora e mezza tra Harbor St. e South Harbor Blvd. finalmente troviamo il posto, non grandissimo ma perfetto per l’evento: una specie di arena con 3 anelli rialzati, l’ideale per godersi il concerto da ogni angolatura. Inutile dire che il primo anello è stato inavvicinabile: mai visto un pogo così violento.

Alle 19:30 puntuali, aprono i Bugs di Dangerous Dave dei Queers. In 20-25 minuti scarsi di pura “ignoranza e ironia” interagendo tantissimo con il pubblico hanno presentato i pezzi del nuovo album, alternandoli con quelli del disco d’esordio. Questi i pezzi eseguiti: I’m getting fat, Lesbo lesbo, I never went gay, Back in the Barrio, Eharmony rejected me, Meth On My Mind, I wish I was a mexican, Email from a shemale, Dave Navarro’s Goatee Fucking Sucks. Il pubblico inizia ad essere sempre più numeroso ed è il turno degli Angry Samoans.

Le leggende e le storie su Metal Mike ormai non si contano più e già vederlo vestito da teenager con tanto di capellino al rovescio, scarponi e canotta da basket vale il prezzo del biglietto.

Dopo aver dato istruzioni fino all’ultimo alla sua band come un grande direttore d’orchestra si parte con Right side of my mind. Salta, si dimena come un pazzo, rotola per terra, e incita il pubblico…che dire.. numero uno assoluto!
A metà concerto lascia il microfono al batterista mettendosi dietro le pelli per 3-4 pezzi e anche a ruoli invertiti entrambi svolgono un ottimo lavoro sparando tutti i classici della band: You Stupid Jerks, Gimme Sopor, Hot Car, You Stupid Asshole, I’m a Pig, Inside my brain, Haizman’s Brain Is Calling, Ballad of Jerry Culan, Not of this Earth, They saved Hitler’s Cock (delirio assoluto!) Time has come today…introdotta da Baby…One more time (…si, quella di Britney Spears!!). Chiusura con due cover da urlo della “band più influente della West Coast” (cit. Metal Mike), Wasted  e Nervous Breakdown.
In chiusura Metal Mike, ringrazia i presenti e dispensa perle di saggezza “Godetevi i Dwarves e gli Screeching Weasel. Ah, gli Screeching Weasel. Hanno fatto 2 ore di fottuto check-sound!”. Epico.

Ero super curioso di vedere i Dwarves ma purtroppo suonare prima degli Screeching Weasel è stato troppo nocivo. Ovviamente nei miei confronti. Avete presente il primo appuntamento da ragazzino? Mani che sudano, nervosismo, e occhi fissi sull’orologio? Ecco, io ero così e di sicuro non è il modo migliore per seguire con attenzione un concerto. I suoni secondo me non sono stati proprio impeccabili, ma devo dire che Blag Dahlia ha davvero una band da paura. Sinceramente preferisco i pezzi più orecchiabili degli ultimi album, ma nonostante la scaletta fosse incentrata  principalmente sui pezzi “più hardcore”, in ogni caso hanno fatto Dominator, Let’s Fuck, Stop me, Fefu, Astro Boy…. e mi ritengo più che soddisfatto.

Adesso l’Observatory è pieno fino al limite, forse oltre visto che non si respira proprio. Me ne fotto e penso solo all’inizio del concerto, dell’evento che aspettavo da quando, poco più che 15enne, conobbi la band. Da allora sono stati, sono e saranno parte integrante della mia vita e sono certo anche per molti di voi, anche di chi ha un Weasel o un 27 tatuato ma che adesso preferisce nascondere. A me interessa solo la musica e su questo gli SW hanno pochissimi rivali. Etica, moralismi e questioni personali non mi sono mai interessate.
Ok, chiudo questa parentesi forse inutile, ma scrivo mentre sono sull’aereo per tornare in Italia, devo occupare il tempo in qualche modo?
Il palco è ormai pronto e a mano a mano la band fa l’ingresso. Parte l’intro e dopo qualche lunghissimo secondo spunta Ben Weasel. I’m gonna strangle you e scoppia il delirio. Io non capisco più un cazzo, mi connetto verso il palco e tutto ciò che mi circonda scompare.

Non mi importa se la cicciona dietro di me mi spinge, non mi importa se il ragazzo asiatico che tiene per 4 ore in mano una mini-cam mi inquieta. Sto ascoltando dal vivo le canzoni degli Screeching Weasel. Canto a squarciagola tutti i pezzi: Slogans, Dingbat, I wanna be with you tonight ( scusami tesoro se non ti ho cagato per tutto il concerto, ma devi capirmi.. e poi è stato bellissimo stringerti la mano durante questo pezzo!), Super Market Fantasy, Peter Brady e Guest list. Fin qui Ben Weasel non interagisce ma è concentratissimo e scruta il pubblico, sembra che guardi tutti, a uno a uno, negli occhi per caricarsi ancora di più. Ben Weasel si nutre dell’energia delle altre persone. Che sia positiva o negativa, poco conta: lui si carica così. Avevo questa idea in mente e ne ho avuto la conferma dopo questo concerto. My Rights, I Wrote Holden Caulfiend (che chicca, non me l’aspettavo!!!!), Veronica hates me, Totally, Don’t turn off the lights… che dire.. un inno dopo l’altro.

Le provocazioni non mancano, un gruppetto di 3-4 boneheads ( ho visto con i miei occhi tatuaggi hitleriani e croci celtiche) lo prende di mira tirandogli bicchieri, sputi e cubetti di ghiaccio – si, anche questo –  ma mantiene la calma e risponde con ironia, dimostrando un ottimo self-control.. anzi ripartendo sempre più carico e snocciolando un pezzo dopo l’altro,

Ma il Ben polemico che meno ci piace è dietro l’angolo e torna a parlare dello scontro via facebook avuto con Tony Reflex degli Adolescents qualche settimana fa ringraziandolo per l’ottima pubblicità e per aver contribuito all’ennesimo sold-out. Ah, magliette degli Adolescents non ne ho viste mica.
Adesso è un fiume in piena e prende di mira i 4 nazistelli, li provoca, li attacca e parla, parla e parla… un vero spettacolo!
Screeching Weasel Setlist The Observatory, Santa Ana, CA, USA 2013Tra un pezzo e l’altro il primo anello è una bolgia infernale, del tipo che la gente prende la rincorsa dall’anello superiore e letteralmente si tuffa sul pogo. Ben Weasel in versione paterna, raccomanda di non farlo più ed esorta più volte il pubblico ad andare ai banchetti delle altre band. Bel gesto.
C’è l’omaggio ai Ramones con Teenage Lobotomy, da qui in poi è un susseguirsi di hits da panico con My Brain Hurts, Cindy’s on Methadone, Hey Suburbia, I can see clearly.
Ritirata per la pausa e nel frattempo scoppia un rissone sedato in 3 secondi dagli enormi tipi della security.
Chiusura bomba con What we hate e Cool Kids.
Abbiamo aspettato inutilmente BW, mi sarebbe piaciuto scambiare due chiacchiare ma ero consapevole che sarebbe stato difficile e che probabilmente mi avrebbe mandato a cagare alla seconda domanda. Amen.
Abbiamo beccato Zac Damon, Mike Hunchback, Blag Dahlia e i Bugs, tutti cordialissimi e super sorpresi per la nostra presenza. Posso dire che è stato il concerto più bello della mia vita? Si.
Non è la line-up storica, Ben Weasel Karaoke Show, Ben Weasel è uno stronzo, Ben Weasel è un coglione ecc ecc. Ne ho sentite tante, anzi troppe. Sapete una cosa? Non me ne frega un CAZZO! Ho aspettato una vita l’opportunità di ascoltare queste canzoni dal vivo e ci sono riuscito, realizzando un sogno e uscendo dall’ Observatory con un sorriso a 32 milioni di denti.
Visto che difficilmente vedremo gli SW in Europa, consiglio vivamente a tutti di muovere il culo e andare a vederli negli States almeno una volta, sarà un ricordo che difficilmente riuscirete a cancellare.

Troublefestival 2013 – 14.07.2013 – Parco Tittoni ( Desio, MB )

Il cambio di location porta fortuna al Troublefestival. Abbandonato lo Stadio del Rugby di Monza a favore dello splendido Parco Tittoni di Desio, finalmente abbiamo il piacere di trascorrere un’edizione all’asciutto senza il diluvio universale che ha da sempre contraddistinto il festival.

Quest’anno erano previsti due palchi: il Boschetto Stage con le esibizioni in acustico di Crooks, Phonograph e Labradors e il Main Stage con Gli Impossibili, PAY e il tanto atteso CJ Ramone.

Tra il mio solito ritardo e la fila interminabile per un panino con la salamella (cruda), mi perdo praticamente tutti i gruppi al Boschetto e mi dirigo subito verso il Main Stage.

Gli Impossibili
Gli Impossibili – Live @ Troublefestival 2013

Pochi minuti e iniziano Gli Impossibili. Piccola parentesi per i lettori non italiani: Gli Impossibili sono una band seminale del punk rock in italiano che tra alti (tanti) e bassi sono quasi 20 anni che calca i palchi italiani. Per l’occasione hanno eseguito per intero il loro primo album Impossimania del 1997 ( potete scaricarlo da qui, ma come sempre vi consiglio di acquistarlo, qui )  più In Fondo al Cuore, Cani Blu,  Sul Sedile Con Te, e la cover dei Fichissimi ( altra band seminale italiana) de La Tipa della Casa Occupata. I suoni non erano proprio perfetti ma credo che tutti i presenti, così come me, hanno in pieno gradito la performance. Chi non hai mai ascoltato e cantato le canzoni di quest’album che parla di robot, ragazze, androidi e cervelli bruciati con i Queers e i Ramones? E’ stato molto bello vedere tanti volti sorridenti canticchiare e magari rievocare ricordi dell’adolescenza legati a queste canzoni. Chapeu.

Subito dopo è il turno dei PAY. Non mi piacciono e non mi hanno mai detto niente di particolare, quindi mi allontano dal palco per riposarmi un po’ prima dell’inizio di CJ Ramone.
Cj Ramone
Cj Ramone – Live @ Troublefestival 2013

Questa volta ad accompagnarlo ci sono due membri dei Social Distortion, Jonny “2 Bags” Wickersham alla chitarra e David Jr. Hidalgo alla batteria (clone di Ric Savage di Cacciatori di tesori!).
Se il figlio d’arte ha svolto in maniera impeccabile la propria parte, Jonny “2 Bags” si merita più di una tiratina d’orecchie. Ok, gli accordi tra un giro e l’altro sono quasi sempre gli stessi ma bisogna ricordarli e bisogna farli SEMPRE bene. A dimostrazione che in pochi possono suonare come faceva Johnny. Ma lo “perdono”, ero troppo gasato di vedere ancora una volta Cj che il resto mi è sembrato superfluo.
Detto questo, l’inizio è stato da bomba con  Judy is a Punk e Blitzkrieg Bop , seguiti (come sempre in ordine pseudo-random) dai classici dei Fast Four come Beat On The Brat, Cretin Hop, Listen To My Heart, Endless Vacation, Glad To See You Go, I Wanna Be Your Boyfriend, Pinhead, California Sun, Commando, Do You Wanna Dance?, Strenght To Endure, 53rd and 3rd, Rockaway Beach, Psycho Therapy alternati ai pezzi di Reconquista (What We Gonna Do Now?, Ghost Ring, Aloha Oe, You’re the only one).
Primo encore con due bellissime cover  Down Here (with The Rest Of Us) dei Social Distortion ( …se si può dire cover…) e R.A.M.O.N.E.S. (visto il concerto annullato dei Motorhead di qualche settimana fa direi che è stato un bel regalo!). Chiusura finale con I Wanna Be Sedated.

Cj Ramone
Cj Ramone – Live @ Troublefestival 2013
Cj Ramone. Possiamo considerarlo l’ultimo vero Ramones? In una guerra inutile su chi è il batterista più veloce, quello più bravo o quello originale di sicuro è l’unico che fa qualcosa, prima di tutto, per mantenere alto l’onore dei Ramones. E poi Cj è un po’ l’emblema di tutti noi: chi non ha mai sognato di suonare nella propria band preferita? Lui sognava di suonare con i Ramones, ci è riuscito e non l’ha dimenticato. Poco importa se adesso è uomo di quasi 50 anni senza i lunghissimi capelli degli esordi. Non ha bisogno di una parrucca per dimostrare di essere ancora un Ramone. E’ sufficiente mantenere ancora l’entusiasmo immutato del ragazzino poco più che 20enne che il 30 Settembre del 1989 raccolse la pesantissima eredità di un certo Dee Dee Ramone. Ok, vado a mettere di nuovo sul giradischi Reconquista. Lunga vita a Cj.

Bad Religion + Anti-Flag + The Manges – 18.06.2013 – Live @ Alcatraz (Milano)

Arriva l’estate, arriva il proverbiale caldo afoso di Milano ma è anche il periodo dei grandi concerti e, nonostante i 36° indicati dal termometro, l’evento è imperdibile: dopo 3 anni tornano in Italia i Bad Religion, vietato mancare! Mi tocca iniziare il report in maniera decisamente polemica con l’organizzazione per una semplice ragione: ho apprezzato tantissimo l’orario di inizio alle 20:30 e soprattutto la puntualità, ma perchè sul biglietto c’era scritto alle 21:00? Conosco molte persone, a dir poco furibonde, che sono arrivate da lontano per vedere anche i Manges e se li sono persi per questo motivo! Ok, che sui vari social network è stato abbondantemente spammato, ma era davvero difficile scrivere l’orario giusto sul biglietto?

Per fortuna, memore di esperienze negative, sempre all’Alcatraz, arrivo proprio in tempo per l’inizio dei Manges: metto piede in sala e partono subito a bomba con Stalag 17/Good Morning Campers. Per svariati motivi era da tanto che non riuscivo a vederli dal vivo, e dopo questo show posso solo ribadire il concetto che in Italia sono i migliori. Una spanna sopra tutti, pochi cazzi. 20 anni di onoratissima carriera in giro per l’Europa e gli USA non sono pochi, e senza dubbio meriterebbero di suonare sempre davanti a così tanta gente. Il tempo concesso è solo mezz’ora ma il quartetto spezzino sfrutta al meglio i pochi minuti a disposizione suonando praticamente senza pause, in ordine puramente random ricordo Bad Juju, My Rifle, My Direction, Motion Picture Rest Home, Barrage Of Hate, I Don’t Wanna Live in Hell, Hit The Punchball, Oh Mary!, I’m a Monkey, Wonder Wheel (purtroppo dal mio lato, quando ha cantato Mayo si sentiva pochissimo…). Chiusura come di consueto con Say Goodbye To Your Generation, ma ahimè non tutti colgono l’illustrissima cover.

Scatto di Gabriele Santinelli di www.badreligion.it
ANTI-FLAG – Grazie a Gabriele Santinelli di www.badreligion.it per la foto

Saluti, ringraziamenti e giù dal palco per lasciare spazio agli Anti-Flag.
Sinceramente è uno di quei gruppi, che non mi hanno mai detto niente di particolare, o meglio. Quando avevo 14-15 anni, non mi dispiacevano (…per intenderci parlo più o meno fino al periodo di Underground Network) ma questo atteggiamento da “compagni in giacca e cravatta” adesso mi irrita. Fin troppo.
Tralasciando questo giudizio strettamente personale, devo ammettere che lo show del quartetto di Pittsburgh è stato notevole: suonano bene, hanno un bel tiro dal vivo e sanno come coinvolgere il pubblico. I ragazzi in prima fila, tra stage diving, circle pits e mille slogan politici godono: io approfitto per incontrare e salutare i tanti amici accorsi un po’ da tutto il nord Italia per l’evento.
Tra una chiacchierata e l’altra riconosco Turncoat, Fuck Police Brutality, Die For Your Government, Underground network, New Kind Of Army, Hymn For The Dead, Death Of A Nation (grazie Markez per il rinfresco della scaletta!).

Mezz’ora di preparazione del set ed è il turno degli immortali Bad Religion. Sulle note del lento intro di Past is Dead, si accendono le luci e lentamente compaiono i beniamini californiani: prima schitarrata e scoppia il delirio, l’Alcatraz diventa una bolgia infernale!

Foto di Gabriele Santinelli
BAD RELIGION – Grazie a Gabriele Santinelli di www.badreligion.it per la foto

Salta subito all’occhio l’assenza della capoccia pelata di Greg Hetson (sostituito per il tour da Mike Dimkich chitarrista dei Cult ): non mi è ancora chiaro se si tratta di una situazione temporanea oppure di un addio definitivo (da quello che ho letto su internet sembra di no), di sicuro fa effetto vedere la band senza di lui dopo tantissimi anni.

Un’ora e mezza di spettacolo pauroso: i Bad Religion non sono certo dei novellini, e il fatto di avere una sezione ritmica spettacolare con Jay Bentley + Brooks Wackerman a supportare la splendida voce del prof. Greg GraffinBrian Baker alla chitarra rende tutto ancora più sopra le righe.
Visto che il tour è per promuovere True North, molti pezzi sono stati estratti dal nuovo album, ma non sono mancate ovviamente i classiconi dei loro 33 anni di fantastica carriera come New Dark Ages, Generator ( quanti brividi  durante l’esecuzione!), I Want To Conquer The World, Sinister Rouge, Suffer, Do What You Want ecc ecc (QUI la scaletta completa).
La conclusione prima dell’encore è da singalong: Come Join Us, Punk Rock Song, No Control, Robin Hood In Reverse, American Jesus e infine Sorrow ( batticuore!!!).
Breve pausa e quindi richiamati a furor di popolo, eseguono Fuck Armageddon/This Is Hell, Vanity, Infected e Dept. Of False Hope. Ecco forse mi sarei aspettato qualcosina di più dalla chiusura, e l’assenza di Los Angeles is Burning fa tanto male, ma i Bad Religion sono i Bad Religion e a loro tutto è concesso.
Grazie di esistere!

The Queers + Accelerators – 09.05.2013 – Live @ Spazio 4 (Piacenza)

I Queers sono una droga. Anzi sono LA droga, stop.

Vorrei terminare così senza aggiungere altro, ma scriverò lo stesso due righe. Puoi ascoltarli (e devi canticchiarli) a casa, al mare, al lavoro, in macchina, in metro, sotto la doccia…. e non stancartene mai. Puoi mettere in loop la stessa canzone 200 volte e non ti passerà minimamente per la testa di essere un ritardato, anzi ti senti ritardato e sei pure felice di esserlo.
Chi ha avuto modo di vedere i Queers almeno una volta può capire quello che sto cercando di dire. Li avrò visti una decina di volte ed è sempre una bella festa. Una grande festa, anche se non c’era proprio tanta gente come mi aspettavo.
Comunque, facciamo un passo indietro e parlerò prima degli Accelerators. Non me ne vogliano ma non mi piacciono. Non suonano affatto male,  ma non mi dicono niente… mi hanno lasciato totalmente indifferente, al contrario di molti invece che li hanno seguiti in maniera interessata. Meglio così.
Cambio di palco ed è il turno dei Queers.A dire il vero, è più un Joe Queer & Friends, visto che per problemi last-minute sia Dangerous Dave che Lurch hanno dovuto paccare; il vecchio Joe si è trovato così costretto ad improvvisare una backing band con al basso il nostro Mass dei Manges e alla batteria un giovanotto (non so se suona in qualche altra band) che se la porterà davvero molto bene.  Tutto sommato, l’esibizione non è stata proprio perfetta visto che c’è stato qualche errore, ma vista la situazione estrema direi che è  più che comprensibile. Avessero scorreggiato a cappella per 50 minuti avrei goduto ugualmente. La scaletta  è in pratica sempre la stessa da almeno 10 anni ma va bene così.

Solo amore per l’ultimo vero punk-rocker.
I pezzi in ordine più o meno sparso sono stati: You’re Trippin, This place sucks (due volte), Punk Rock Girls, I Hate Everything, Don’t Back Down, S.L.U.G., Born To Do Dishes, Love Love Love, Kicked Out Of The Webelos, Wimpy Drives Through Harlem ( con Chris Polecat alla voce ), White Minority, Fuck This World, Debra Jean, I Want Cunt, Hi Mom it’s Me, Cindy’s On Methadone (momento di delirio collettivo), Granola Head, Noodle Brain, Definitely ( a memoria mi sembra sia la prima volta che l’ho sentita suonare), Girl About Town, See You Later Fuckface, Like A Parasite.
Potevano mancare i Ramones? Direi proprio di no, quindi sale sul palco Andrea Manges e si parte a bomba con Cretin Hop e Sheena’s a Punk Rocker, infine  I  Wanna Be Sedated di nuovo con Chris Polecat al basso/voce questa volta. Chiusura definitiva con Tulu Is A Wimp Monster Zero, felici e contenti si rientra a casa.

Un applauso particolare all’eroico Mass Manges,  che in soli 3 giorni si è dovuto imparare 40 canzoni: era visibilmente in tensione ma ha onorato più che alla grande la serata. D’altra parte come avrebbe potuto dire di no?

Lunga vita a Joe Queer!

 

The Queers feat. Andrea Manges

 

The Queers feat. Chris Polecat

The Dopamines + Mikey Erg! + The Locals – 23.04.2013 – Live @ C.S. Terra di Nessuno (Genova)

Spesso e volentieri, ritengo sia giusto scrivere un live report subito dopo il concerto (situazione ottimale) o al massimo il giorno seguente (situazione standard), per poter immortalare “a caldo” le impressioni della serata, che senti ancora vive subito dopo il concerto… ma nel mio caso ovviamente non è così (situazione di merda). E’ passata più di una settimana da questa splendida trasferta sul territorio ligure e tra impegni vari, ferie e poca voglia di stare di fronte al pc, mi trovo a scrivere il report soltanto oggi.

Dopo un viaggio di due ore in treno, giunto a Genova scopro che i Ratbones, per problemi last-minute, sono costretti a dare forfait. Che delusione! Ci tenevo tantissimo a rivederli dal vivo dopo l’ottima impressione che mi fecero quando suonammo insieme per il release party del loro nuovo (fichissimo) album. Peccato, spero ci sarà presto una nuova occasione.
Arrivato al TdN, noto con piacere che pur essendo martedì sera c’è moltissima gente, becco subito all’ingresso Simo Maffo dei Locals e Kasper dei 20 Belows (nonchè boss della Panther Booking che ha curato il tour dei Dopamines): grandissima gioia rivedere dopo molto tempo dei carissimi amici!

Qualche birra, quattro chiacchiere ed è giunto il momento dei Locals. Il Maffo sostiene che facciano schifo e che non sappiano suonare, ma a me sono piaciuti! Secondo me hanno dei pezzi punk-rock molto interessanti con dei ritornelli molto poppettosi proprio come piacciono a me. La tecnica non eccede ok, ma chi se ne frega?Mica ascolto prog-rock o roba per freakkettoni! Si divertono, mi divertono e dopo una mezzoretta salutano lasciando spazio a Mikey Erg!.devo essere onesto: nonostante la fama di cui Mikey gode, non sono preparatissimo ed esclusi gli House Boat conosco pochissimo i suoi lavori: è visibilmente alticcio (una bottiglia di buon Jameson accompagnerà la sua performance) e biascica un bel po’ quanto canta ma salta, corre, e interagisce con il pubblico che canta e si diverte. Cosa si vuole di più?

Mi sono ripromesso di approfondire la discografia di Mikey.
A questo punto è il turno degli ospiti più attesi: i Dopamines. Rispetto alla formazione ufficiale c’è in più Mikey Erg! arruolato alla seconda chitarra, e un nuovo batterista, Patrick, che sostituisce per il tour Michael Dickson.

Che dire. Possono anche non piacere ma dal vivo sono davvero delle macchine da guerra. Erano sbronzi marci ma è stata una performance a dir poco strepitosa: personalmente non ricordo tantissimi concerti, soprattutto recenti, dove il pubblico si è divertito/sentito coinvolto così tanto. In ordine puramente a cazzo di cane ricordo: Cincinnati harmony, Business papers, Easy living, Public domain, Heads up dusters, Jon has anxiety, Paid in full, Beer telescope, October 24th, Soap & lampshades, Are You Going To Eat That Or Are You Straight Papers?, Ryan has anxiety, She’s my Rushmore, Waking Up In The Monroe House With Cat Hair In My Mouth, The Glendora House, It Really Couldn’t Be Any Other (We’ll Fuck You Like Superman), 10 stories,  Molly, ecc ecc. 
Ma non finisce qui. Per il giorno dopo i ragazzi di Genova organizzano un SECRET BASEMENT SHOW dalle parti di Rapallo: mega pranzo tutti assieme seguito da una performance acustica prima di Jon Lewis (un paio di pezzi dei Dopamines, cover dei Nofx) e poi Mikey Erg! (pezzi degli Ergs!, e poi su nostra richiesta House Boat e un bel medley dei Ramones).

Avete presente quegli odiosi momenti durante un falò o una grigliata dove c’è qualcuno che suona (spesso canzoni improponibili) e tutti gli altri cantano? Ecco, per una volta non mi sono sentito un vero mongoloide in una situazione simile, anzi mi sono sentito stranamente a mio agio. Proprio una bella sensazione.
Finito il set acustico alle 4 pm in punto, Kasper richiama l’attenzione, e dopo calorosi e dovuti ringraziamenti ai locals genovesi, mi imbuco nel van con la band e ci incamminiamo verso Milano per la loro ultima tappa in Italia.
Per il concerto di Milano (altrettanto bello), vi rimando al report degli amici della caserma SNAFU.

Dee Cracks + Teenage Gluesniffers + Pejote Candies – 06.04.2013 – Live @ Arci Blob (Arcore, MB)

Con il proverbiale ritardo che mi accompagna nella stesura di recensioni o live report, oggi parlerò del recente passaggio degli austriaci Dee Cracks dalle nostre parti. La salute a dir poco cagionevole mi ha obbligato a saltare il MONDO BIZZARO FEST. 1, quindi per recuperare e non perdermi il concerto di questi grandissimi amici devo rinunciare a vedere i Manges: le premesse non sono quindi delle migliori, ma con tanta buona volontà e sicuri di divertirci ugualmente ci si dirige di nuovo presso la terra del Cavaliere.

In un Arci Blob non proprio affollatissimo, sono i Pejote Candies ad aprire la serata. Si presentano come cover band con voce femminile (buona) con un repertorio piuttosto interessante.

Il problema è che se fai solo cover le devi fare bene, o comunque interpretarle bene. Posso accettare che mi sbagli gli Offspring, posso accettare che mi sbagli i Misfits..ma Rockaway Beach… N-O! Meglio non fare i Ramones. Non si scherza col sacro. Di sicuro si sono divertiti, e l’importante alla fine è questo.

Cambio di palco e tocca ai Teenage Gluesniffers. E già la musica cambia. Oramai li ho visti decine e decine di volte in qualsiasi situazione\condizione e sicuramente continuerò a farlo: presentano la solita scaletta con i pezzi di Chinese Demography (l’album è uscito solo in cassetta; ok è da hipster ma anche anni ’90 quindi va bene!) e come al solito seguo con piacere lo show dei ragazzi. Chiudono con la cover di Summer of ’69, entrata ormai nel loro repertorio. Foto professionale scattata con un cellulare da 50 euroGiunge quindi il momento dei punk-rockers austriaci. Potrei semplicemente scrivere BOMBA e chiudere così!

Gambe divaricate al massimo, pause di pochi secondi e corretti surf-style a supporto della fantastica voce cavernosa “alla Lemmy” di Matt, il tutto con i Ramones nel cuore. Come non volergli bene?

Oltre a presentare i pezzi del nuovissimo 7”, Call It A Day ( …”presto” ne parlerò!) e dello split, The Smile Of The Tiger con i New Rochelles, hanno eseguito anche i classici come I Wanted It All, Monkey Boy, Ritalin for Lunch (con la partecipazione del mitico roadie Michi!), It Has Always Been This Way, Beach ’90 ecc.  più l’immancabile cover di Banana Brain dei connazionali Mugwumps. 40 minuti circa di show e tutti giù dal palco per l’ultima birra e un caloroso arrivederci.

Cari amici americani, i Dee Cracks verranno di nuovo dalle vostre parti per un lungo tour, partecipando anche al prossimo Insubordination Fest 2013… date un’occhiata alle date, potrete avere l’occasione di vedere una delle migliori band europee del momento in azione!

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