02 Maggio 2014
THE MENZINGERS
THE LAWRENCE ARMS
IRON CHIC
ALKALINE TRIO
DESCENDENTS
NOFX
03 Maggio 2014
FABULOUS DISASTER
THE CASUALTIES
EDWARD IN VENICE
SNUFF
ALL
SCREECHING WEASEL
Beh onestamente non riesco ad essere obiettivo, non saprei dire se hanno suonato bene o se qualche pezzo in più dei Methadones sarebbe stato più gradito da tutti, posso solo dire che Dan Vapid come pochi nel mondo del punk rock riesce a parlare dritto al cuore delle persone e a farci immedesimare nelle sue parole, penso a canzoni come Back To You (giuro che durante il loro check-sound a Imperia mi sono emozionato), I don’t Wanna Go To The Party o I Don’t Know How To Say Goodbye… in pratica in pochissimi minuti e una manciata di parole la sintesi della vita e delle emozioni di tantissimi di noi. Chi non si è mai ritrovato in quelle parole? Il suo curriculum da musicista, poi, è da brividi… se nei migliori album di Screeching Weasel, Riverdales, Queers ecc ecc c’è di mezzo il suo nome, un motivo ci sarà. Dobbiamo davvero tanto a quest’uomo.
Seguo con grandissimo interesse questa band sin da quando ho avuto modo di ascoltare la primissima demo ed ero molto curioso di vedere come se la cavavano dal vivo: devo dire che hanno offerto davvero una buona performance. Onestamente i suoni non erano proprio il massimo e i ragazzi erano visibilmente emozionati ma come biasimarli? D’altra parte, ho sempre considerato il primo concerto per una band come il primo appuntamento con la/il morosa/o… a mano a mano che suoneranno e prenderanno confidenza, sono certo che troveranno la giusta quadratura anche sopra in palco. Hanno tutte le potenzialità per diventare una realtà interessante, ben vengano nuova band valide.
Alle 19:30 puntuali, aprono i Bugs di Dangerous Dave dei Queers. In 20-25 minuti scarsi di pura “ignoranza e ironia” interagendo tantissimo con il pubblico hanno presentato i pezzi del nuovo album, alternandoli con quelli del disco d’esordio. Questi i pezzi eseguiti: I’m getting fat, Lesbo lesbo, I never went gay, Back in the Barrio, Eharmony rejected me, Meth On My Mind, I wish I was a mexican, Email from a shemale, Dave Navarro’s Goatee Fucking Sucks. Il pubblico inizia ad essere sempre più numeroso ed è il turno degli Angry Samoans.
Ero super curioso di vedere i Dwarves ma purtroppo suonare prima degli Screeching Weasel è stato troppo nocivo. Ovviamente nei miei confronti. Avete presente il primo appuntamento da ragazzino? Mani che sudano, nervosismo, e occhi fissi sull’orologio? Ecco, io ero così e di sicuro non è il modo migliore per seguire con attenzione un concerto. I suoni secondo me non sono stati proprio impeccabili, ma devo dire che Blag Dahlia ha davvero una band da paura. Sinceramente preferisco i pezzi più orecchiabili degli ultimi album, ma nonostante la scaletta fosse incentrata principalmente sui pezzi “più hardcore”, in ogni caso hanno fatto Dominator, Let’s Fuck, Stop me, Fefu, Astro Boy…. e mi ritengo più che soddisfatto.
Non mi importa se la cicciona dietro di me mi spinge, non mi importa se il ragazzo asiatico che tiene per 4 ore in mano una mini-cam mi inquieta. Sto ascoltando dal vivo le canzoni degli Screeching Weasel. Canto a squarciagola tutti i pezzi: Slogans, Dingbat, I wanna be with you tonight ( scusami tesoro se non ti ho cagato per tutto il concerto, ma devi capirmi.. e poi è stato bellissimo stringerti la mano durante questo pezzo!), Super Market Fantasy, Peter Brady e Guest list. Fin qui Ben Weasel non interagisce ma è concentratissimo e scruta il pubblico, sembra che guardi tutti, a uno a uno, negli occhi per caricarsi ancora di più. Ben Weasel si nutre dell’energia delle altre persone. Che sia positiva o negativa, poco conta: lui si carica così. Avevo questa idea in mente e ne ho avuto la conferma dopo questo concerto. My Rights, I Wrote Holden Caulfiend (che chicca, non me l’aspettavo!!!!), Veronica hates me, Totally, Don’t turn off the lights… che dire.. un inno dopo l’altro.
Le provocazioni non mancano, un gruppetto di 3-4 boneheads ( ho visto con i miei occhi tatuaggi hitleriani e croci celtiche) lo prende di mira tirandogli bicchieri, sputi e cubetti di ghiaccio – si, anche questo – ma mantiene la calma e risponde con ironia, dimostrando un ottimo self-control.. anzi ripartendo sempre più carico e snocciolando un pezzo dopo l’altro,
Il cambio di location porta fortuna al Troublefestival. Abbandonato lo Stadio del Rugby di Monza a favore dello splendido Parco Tittoni di Desio, finalmente abbiamo il piacere di trascorrere un’edizione all’asciutto senza il diluvio universale che ha da sempre contraddistinto il festival.
Tra il mio solito ritardo e la fila interminabile per un panino con la salamella (cruda), mi perdo praticamente tutti i gruppi al Boschetto e mi dirigo subito verso il Main Stage.
Pochi minuti e iniziano Gli Impossibili. Piccola parentesi per i lettori non italiani: Gli Impossibili sono una band seminale del punk rock in italiano che tra alti (tanti) e bassi sono quasi 20 anni che calca i palchi italiani. Per l’occasione hanno eseguito per intero il loro primo album Impossimania del 1997 ( potete scaricarlo da qui, ma come sempre vi consiglio di acquistarlo, qui ) più In Fondo al Cuore, Cani Blu, Sul Sedile Con Te, e la cover dei Fichissimi ( altra band seminale italiana) de La Tipa della Casa Occupata. I suoni non erano proprio perfetti ma credo che tutti i presenti, così come me, hanno in pieno gradito la performance. Chi non hai mai ascoltato e cantato le canzoni di quest’album che parla di robot, ragazze, androidi e cervelli bruciati con i Queers e i Ramones? E’ stato molto bello vedere tanti volti sorridenti canticchiare e magari rievocare ricordi dell’adolescenza legati a queste canzoni. Chapeu.
Questa volta ad accompagnarlo ci sono due membri dei Social Distortion, Jonny “2 Bags” Wickersham alla chitarra e David Jr. Hidalgo alla batteria (clone di Ric Savage di Cacciatori di tesori!).
Se il figlio d’arte ha svolto in maniera impeccabile la propria parte, Jonny “2 Bags” si merita più di una tiratina d’orecchie. Ok, gli accordi tra un giro e l’altro sono quasi sempre gli stessi ma bisogna ricordarli e bisogna farli SEMPRE bene. A dimostrazione che in pochi possono suonare come faceva Johnny. Ma lo “perdono”, ero troppo gasato di vedere ancora una volta Cj che il resto mi è sembrato superfluo.
Detto questo, l’inizio è stato da bomba con Judy is a Punk e Blitzkrieg Bop , seguiti (come sempre in ordine pseudo-random) dai classici dei Fast Four come Beat On The Brat, Cretin Hop, Listen To My Heart, Endless Vacation, Glad To See You Go, I Wanna Be Your Boyfriend, Pinhead, California Sun, Commando, Do You Wanna Dance?, Strenght To Endure, 53rd and 3rd, Rockaway Beach, Psycho Therapy alternati ai pezzi di Reconquista (What We Gonna Do Now?, Ghost Ring, Aloha Oe, You’re the only one).
Primo encore con due bellissime cover Down Here (with The Rest Of Us) dei Social Distortion ( …se si può dire cover…) e R.A.M.O.N.E.S. (visto il concerto annullato dei Motorhead di qualche settimana fa direi che è stato un bel regalo!). Chiusura finale con I Wanna Be Sedated.
Per fortuna, memore di esperienze negative, sempre all’Alcatraz, arrivo proprio in tempo per l’inizio dei Manges: metto piede in sala e partono subito a bomba con Stalag 17/Good Morning Campers. Per svariati motivi era da tanto che non riuscivo a vederli dal vivo, e dopo questo show posso solo ribadire il concetto che in Italia sono i migliori. Una spanna sopra tutti, pochi cazzi. 20 anni di onoratissima carriera in giro per l’Europa e gli USA non sono pochi, e senza dubbio meriterebbero di suonare sempre davanti a così tanta gente. Il tempo concesso è solo mezz’ora ma il quartetto spezzino sfrutta al meglio i pochi minuti a disposizione suonando praticamente senza pause, in ordine puramente random ricordo Bad Juju, My Rifle, My Direction, Motion Picture Rest Home, Barrage Of Hate, I Don’t Wanna Live in Hell, Hit The Punchball, Oh Mary!, I’m a Monkey, Wonder Wheel (purtroppo dal mio lato, quando ha cantato Mayo si sentiva pochissimo…). Chiusura come di consueto con Say Goodbye To Your Generation, ma ahimè non tutti colgono l’illustrissima cover.
Saluti, ringraziamenti e giù dal palco per lasciare spazio agli Anti-Flag.
Sinceramente è uno di quei gruppi, che non mi hanno mai detto niente di particolare, o meglio. Quando avevo 14-15 anni, non mi dispiacevano (…per intenderci parlo più o meno fino al periodo di Underground Network) ma questo atteggiamento da “compagni in giacca e cravatta” adesso mi irrita. Fin troppo.
Tralasciando questo giudizio strettamente personale, devo ammettere che lo show del quartetto di Pittsburgh è stato notevole: suonano bene, hanno un bel tiro dal vivo e sanno come coinvolgere il pubblico. I ragazzi in prima fila, tra stage diving, circle pits e mille slogan politici godono: io approfitto per incontrare e salutare i tanti amici accorsi un po’ da tutto il nord Italia per l’evento.
Tra una chiacchierata e l’altra riconosco Turncoat, Fuck Police Brutality, Die For Your Government, Underground network, New Kind Of Army, Hymn For The Dead, Death Of A Nation (grazie Markez per il rinfresco della scaletta!).
Mezz’ora di preparazione del set ed è il turno degli immortali Bad Religion. Sulle note del lento intro di Past is Dead, si accendono le luci e lentamente compaiono i beniamini californiani: prima schitarrata e scoppia il delirio, l’Alcatraz diventa una bolgia infernale!
Salta subito all’occhio l’assenza della capoccia pelata di Greg Hetson (sostituito per il tour da Mike Dimkich chitarrista dei Cult ): non mi è ancora chiaro se si tratta di una situazione temporanea oppure di un addio definitivo (da quello che ho letto su internet sembra di no), di sicuro fa effetto vedere la band senza di lui dopo tantissimi anni.
Un’ora e mezza di spettacolo pauroso: i Bad Religion non sono certo dei novellini, e il fatto di avere una sezione ritmica spettacolare con Jay Bentley + Brooks Wackerman a supportare la splendida voce del prof. Greg Graffin e Brian Baker alla chitarra rende tutto ancora più sopra le righe.
Visto che il tour è per promuovere True North, molti pezzi sono stati estratti dal nuovo album, ma non sono mancate ovviamente i classiconi dei loro 33 anni di fantastica carriera come New Dark Ages, Generator ( quanti brividi durante l’esecuzione!), I Want To Conquer The World, Sinister Rouge, Suffer, Do What You Want ecc ecc (QUI la scaletta completa).
La conclusione prima dell’encore è da singalong: Come Join Us, Punk Rock Song, No Control, Robin Hood In Reverse, American Jesus e infine Sorrow ( batticuore!!!).
Breve pausa e quindi richiamati a furor di popolo, eseguono Fuck Armageddon/This Is Hell, Vanity, Infected e Dept. Of False Hope. Ecco forse mi sarei aspettato qualcosina di più dalla chiusura, e l’assenza di Los Angeles is Burning fa tanto male, ma i Bad Religion sono i Bad Religion e a loro tutto è concesso.
Grazie di esistere!
I Queers sono una droga. Anzi sono LA droga, stop.
Solo amore per l’ultimo vero punk-rocker.
I pezzi in ordine più o meno sparso sono stati: You’re Trippin, This place sucks (due volte), Punk Rock Girls, I Hate Everything, Don’t Back Down, S.L.U.G., Born To Do Dishes, Love Love Love, Kicked Out Of The Webelos, Wimpy Drives Through Harlem ( con Chris Polecat alla voce ), White Minority, Fuck This World, Debra Jean, I Want Cunt, Hi Mom it’s Me, Cindy’s On Methadone (momento di delirio collettivo), Granola Head, Noodle Brain, Definitely ( a memoria mi sembra sia la prima volta che l’ho sentita suonare), Girl About Town, See You Later Fuckface, Like A Parasite.
Potevano mancare i Ramones? Direi proprio di no, quindi sale sul palco Andrea Manges e si parte a bomba con Cretin Hop e Sheena’s a Punk Rocker, infine I Wanna Be Sedated di nuovo con Chris Polecat al basso/voce questa volta. Chiusura definitiva con Tulu Is A Wimp e Monster Zero, felici e contenti si rientra a casa.
Lunga vita a Joe Queer!
The Queers feat. Chris Polecat
Dopo un viaggio di due ore in treno, giunto a Genova scopro che i Ratbones, per problemi last-minute, sono costretti a dare forfait. Che delusione! Ci tenevo tantissimo a rivederli dal vivo dopo l’ottima impressione che mi fecero quando suonammo insieme per il release party del loro nuovo (fichissimo) album. Peccato, spero ci sarà presto una nuova occasione.
Arrivato al TdN, noto con piacere che pur essendo martedì sera c’è moltissima gente, becco subito all’ingresso Simo Maffo dei Locals e Kasper dei 20 Belows (nonchè boss della Panther Booking che ha curato il tour dei Dopamines): grandissima gioia rivedere dopo molto tempo dei carissimi amici!
Qualche birra, quattro chiacchiere ed è giunto il momento dei Locals. Il Maffo sostiene che facciano schifo e che non sappiano suonare, ma a me sono piaciuti! Secondo me hanno dei pezzi punk-rock molto interessanti con dei ritornelli molto poppettosi proprio come piacciono a me. La tecnica non eccede ok, ma chi se ne frega?Mica ascolto prog-rock o roba per freakkettoni! Si divertono, mi divertono e dopo una mezzoretta salutano lasciando spazio a Mikey Erg!.devo essere onesto: nonostante la fama di cui Mikey gode, non sono preparatissimo ed esclusi gli House Boat conosco pochissimo i suoi lavori: è visibilmente alticcio (una bottiglia di buon Jameson accompagnerà la sua performance) e biascica un bel po’ quanto canta ma salta, corre, e interagisce con il pubblico che canta e si diverte. Cosa si vuole di più?
Che dire. Possono anche non piacere ma dal vivo sono davvero delle macchine da guerra. Erano sbronzi marci ma è stata una performance a dir poco strepitosa: personalmente non ricordo tantissimi concerti, soprattutto recenti, dove il pubblico si è divertito/sentito coinvolto così tanto. In ordine puramente a cazzo di cane ricordo: Cincinnati harmony, Business papers, Easy living, Public domain, Heads up dusters, Jon has anxiety, Paid in full, Beer telescope, October 24th, Soap & lampshades, Are You Going To Eat That Or Are You Straight Papers?, Ryan has anxiety, She’s my Rushmore, Waking Up In The Monroe House With Cat Hair In My Mouth, The Glendora House, It Really Couldn’t Be Any Other (We’ll Fuck You Like Superman), 10 stories, Molly, ecc ecc.
Ma non finisce qui. Per il giorno dopo i ragazzi di Genova organizzano un SECRET BASEMENT SHOW dalle parti di Rapallo: mega pranzo tutti assieme seguito da una performance acustica prima di Jon Lewis (un paio di pezzi dei Dopamines, cover dei Nofx) e poi Mikey Erg! (pezzi degli Ergs!, e poi su nostra richiesta House Boat e un bel medley dei Ramones).
Avete presente quegli odiosi momenti durante un falò o una grigliata dove c’è qualcuno che suona (spesso canzoni improponibili) e tutti gli altri cantano? Ecco, per una volta non mi sono sentito un vero mongoloide in una situazione simile, anzi mi sono sentito stranamente a mio agio. Proprio una bella sensazione.
Finito il set acustico alle 4 pm in punto, Kasper richiama l’attenzione, e dopo calorosi e dovuti ringraziamenti ai locals genovesi, mi imbuco nel van con la band e ci incamminiamo verso Milano per la loro ultima tappa in Italia.
Per il concerto di Milano (altrettanto bello), vi rimando al report degli amici della caserma SNAFU.
Con il proverbiale ritardo che mi accompagna nella stesura di recensioni o live report, oggi parlerò del recente passaggio degli austriaci Dee Cracks dalle nostre parti. La salute a dir poco cagionevole mi ha obbligato a saltare il MONDO BIZZARO FEST. 1, quindi per recuperare e non perdermi il concerto di questi grandissimi amici devo rinunciare a vedere i Manges: le premesse non sono quindi delle migliori, ma con tanta buona volontà e sicuri di divertirci ugualmente ci si dirige di nuovo presso la terra del Cavaliere.
In un Arci Blob non proprio affollatissimo, sono i Pejote Candies ad aprire la serata. Si presentano come cover band con voce femminile (buona) con un repertorio piuttosto interessante.
Il problema è che se fai solo cover le devi fare bene, o comunque interpretarle bene. Posso accettare che mi sbagli gli Offspring, posso accettare che mi sbagli i Misfits..ma Rockaway Beach… N-O! Meglio non fare i Ramones. Non si scherza col sacro. Di sicuro si sono divertiti, e l’importante alla fine è questo.
Cambio di palco e tocca ai Teenage Gluesniffers. E già la musica cambia. Oramai li ho visti decine e decine di volte in qualsiasi situazione\condizione e sicuramente continuerò a farlo: presentano la solita scaletta con i pezzi di Chinese Demography (l’album è uscito solo in cassetta; ok è da hipster ma anche anni ’90 quindi va bene!) e come al solito seguo con piacere lo show dei ragazzi. Chiudono con la cover di Summer of ’69, entrata ormai nel loro repertorio. Giunge quindi il momento dei punk-rockers austriaci. Potrei semplicemente scrivere BOMBA e chiudere così!
Gambe divaricate al massimo, pause di pochi secondi e corretti surf-style a supporto della fantastica voce cavernosa “alla Lemmy” di Matt, il tutto con i Ramones nel cuore. Come non volergli bene?
Oltre a presentare i pezzi del nuovissimo 7”, Call It A Day ( …”presto” ne parlerò!) e dello split, The Smile Of The Tiger con i New Rochelles, hanno eseguito anche i classici come I Wanted It All, Monkey Boy, Ritalin for Lunch (con la partecipazione del mitico roadie Michi!), It Has Always Been This Way, Beach ’90 ecc. più l’immancabile cover di Banana Brain dei connazionali Mugwumps. 40 minuti circa di show e tutti giù dal palco per l’ultima birra e un caloroso arrivederci.
Cari amici americani, i Dee Cracks verranno di nuovo dalle vostre parti per un lungo tour, partecipando anche al prossimo Insubordination Fest 2013… date un’occhiata alle date, potrete avere l’occasione di vedere una delle migliori band europee del momento in azione!