Escono le date del tour europeo dei Menzingers. Niente Italia. Urge una soluzione, e la meta più papabile sotto molti punti di vista è Amsterdam, per me #1 city in the world e, tra le tante mete raggiunte dai Menzingers non ho avuto particolari dubbi nell’effettuare la scelta.
Travelling crew composta dal sottoscritto + Paolino e Matteo, livornesi doc e grandissimi amici. Avrebbe dovuto essere della partita anche la mia ragazza, che però a causa di un volo annullato all’ultimo ha dovuto tristemente rinunciare.
Il viaggio per arrivare ad Amsterdam via Ryanair è eterno e riusciamo a raggiungere l’hotel per le 18.30, giusto il tempo per prepararci e avviarci a
piedi (ben quattro minuti di strada) verso il Cafè Paradiso, locale di cui ho sempre sentito parlare ma che non avevo mai avuto modo di testare di persona. Per quanto momentaneamente avvolto nei ponteggi, il Paradiso è in linea con l’architettura cittadina, da fuori potrebbe tranquillamente essere scambiato per un museo o un edificio storico. Dentro è uno spettacolo, le aree comuni (ci sono più sale e più eventi in contemporanea) sembrano hall di hotel di lusso, con lampadari e scalinate con tappeto rosso. Lasciamo giacche e felpe al guardaroba e per le 19.20 (inizio previsto del concerto alle 19.45, l’alba praticamente) siamo al bar per la prima Heineken e per la prima foto sotto il palco. Tutta la stanchezza della giornata viene dimenticata e iniziamo a sentire l’emozione pre-concerto. Nel giro di mezz’ora il locale è stipato (sold out, la sala contiene circa 200
persone, per dare un’idea come l’area concerti dell’Honky Tonky).
Alle 19.45 attaccano gli Holy Mess, da Philadelphia. Non sono ancora riuscito ad ascoltare il loro ultimo album, Comfort in the dischord, per cui per me sono una novità assoluta. Si presentano con cantante/bassista del tipo Matt Skiba meets il cantante dei Placebo, con tanto di Rayban da vista cerchiati in bianco e unghie smaltate nere. I due compari di band sono in smanicato nero e barba.
Spaccano davvero il culo, musicalmente e stilisticamente ricordano gli Alkaline Trio più aggressivi. I pezzi sono immediati e molto orecchiabili, davvero una bomba! (Ho ascoltato con attenzione i dischi una volta a casa, confermo la mia opinione).
Chiudono dopo mezz’ora e lasciano il palco agli australiani Smith Street Band, che mi ero colpevolmente perso al GroezRock. Band molto originale e particolare, chitarre pulite, tempi dispari, voce urlata e testi chilometrici.
Attaccano con Sigourney Weaver, dal penultimo lavoro No one gets lost anymore, poi si procede con Don’t fuck with our dreams, I can’t feel my face, un paio di pezzi nuovi. Da quando li conosco, i loro dischi accompagnano i miei momenti di relax casalingo (colonna sonora perfetta per lavare i piatti), ma qui l’atmosfera è tutt’altro che tranquilla, anche i pezzi più lenti sono suonati con grande precisione e cattiveria. Il cantante è uno spettacolo nello spettacolo, gesticola un sacco e con l’accento australiano fortissimo non può che risultare simpatico.
Unica pecca, forse, i pezzi un po’ troppo lunghi (ne suonano 8 in 35 minuti di scaletta), ma pazienza.
Chiudono con la doppietta When I was a boy I thought I was a fish e Young Drunk.
Cambio palco di circa dieci minuti dove guadagnamo la frontline e ci prepariamo, spiando le scalette. Parte la intro, i Menzingers salgono sul palco e il pubblico impazzisce. Paolino tira fuori dalla tasca una bandiera tricolore con il logo dei Menzingers fatto con lo scotch nero in centro, la sventola qualche secondo e lo appoggia sul palco.
Puntuale arriva il roadie a tirarlo via, pensiamo che la trovata sia durata poco, invece la bandiera viene fissata sulla cassa della chitarra di Tom May e lì rimarrà, risistemata all’occorrenza.
I Menzingers giustificano in pieno il viaggio fatto per vederli; attaccano con I don’t wanna be an asshole anymore, dall’ultimo Rented World, poi pescano qua e là dagli ultimi tre dischi, vanno avanti con Burn after writing e I was born.
Subito dopo si prosegue con The obituaries, The talk, Ava House e Where your heartache exists, quest’ultima attesissima dal sottoscritto. Su questo pezzo, durante il momento di silenzio post-ritornello, Paolino inizia nel silenzio più assoluto a fare con la bocca il giro di basso introduttivo del bridge; il bassista non lo segue e si perde via, ridendo insieme al pubblico.
La band non perde colpi e continua ad infilare pezzoni, Gates, My friend Kyle, Hearts Unknown, Time Tables, Nice Things, per concludere con la fantastica In Remission.
Stop di un paio di minuti poi la band rientra per gli encore; chiedono: “Who are the Italians?”, noi alziamo le mani, loro ringraziano e ci dedicano Rodent, seguita a ruota da Casey e da una Roots Radicals che parte così a sorpresa che quasi non ce ne rendiamo conto.
Concerto incredibile, più i pezzi sono depressi e disperati più la band riesce a proporli in una dimensione live né depressa né disperata, davvero ottimi.
Alle 22.30, tutto è finito. Stiamo in giro un po’ nel locale per fare qualche foto e chiacchierare con le band e fare acquisti al banchetto. Poi è tempo di uscire e lasciarci guidare dalle strade di Amsterdam (in cui continuo a perdermi come uno stronzo, nonostante ci sia stato un milione di volte). Grazie a Paolino e Matte, vi voglio davvero bene ma cambiate squadra!
Dopo aver guardato con invidia le migliaia di persone che nel corso delle edizioni passate mi avevano raccontato le meraviglie del festival, quest’anno prendiamo quasi last minute la decisione di unirci alla carovana di italiani in partenza destinazione Groezrock; nome caldissimo ovviamente quello degli Screeching Weasel, prima data europea in 27 anni di carriera, uno in più di me. Tenendo conto però del cartellone ricco di band assolutamente da vedere, prendiamo il biglietto per entrambi i giorni e ci mettiamo in macchina alla volta del Belgio. Squadra composta da me (Enri), LaMarty (la ragazza che mi sopporta da cinque anni), Fra Gluesniffer(grande amico e compagno di band dal 2008) e il Mino, uno dei miei migliori amici ormai da quasi dieci anni.
Il viaggio è lunghissimo, 9 ore e mezza; incrociamo in Svizzera la macchina composta da Andre, Ame, Lu e Palmina, che ha giurato e spergiurato che Saarbrucken fosse ad un paio di isolati da dove ci trovavamo in quel momento. Ci siamo passati pure noi, ma circa 7 ore dopo.
Alle 2 di notte siamo in albergo, giusto per incontrare uno degli attendenti del festival che, ubriaco a merda, chiede alla receptionist quale sia la sua camera.
GIORNO 1
Sveglia presto, colazione abbondante e via verso il festival. La vera incognita è “che tempo farà?”. Nella mia dabbenaggine in valigia avevo pure dei pantaloni corti…in realtà la temperatura si attesterà circa sui 13 gradi di media durante tutto il festival, se non meno, e girerò costantemente con due giacche.
Incontriamo i primi volti noti e si entra. Alle 12 in punto, prima band, gli svizzeri Astpai. Nonostante l’orario, che qua in Italia non mancheremmo di definire infame, c’è già parecchia gente a vederli e direi che fanno la loro porca figura. Il batterista tiene i crash ad un’altezza vertiginosa e la cosa mi infastidisce alla vista, ma in generale bel concerto. Sui 4 palchi si alternano diverse band senza soste.
Mi perdo nell’ordine Atlas Losing Grip, Gameface e buona parte dei Bodyjar, ma mi sposto sotto l’Etnies stage (il palco dedicato alle band “minori”) per i Red City Radio. Prima bomba della giornata: ci saranno almeno 2000 persone sotto il tendone, singalong a manetta, stage diving continuo e una band che di sicuro dal vivo ci sa fare e spacca il culo.
Già in apertura con Two notes shy of an octave, brividi. Il top arriva con Two for flinching, con un singalong da brividi. Il gruppo è quasi incredulo e si concede una selfie con il pubblico alle spalle a fine show.
Tempo di una birra e prendo posto sotto al main stage per due delle band che aspettavo con più ansia: Menzingers e Lawrence Arms.
I primi hanno da poco fatto uscire un disco, Rented World che non mi ha entusiasmato (o non ancora, per lo meno), ma On the impossible past rimane un capolavoro. Dal vivo li adoro, per quanto i pezzi possano essere lenti e puliti, c’è una rabbia e una forza della disperazione di fondo che trovo difficile da spiegare, ma mi esalta. Alternano pezzi dell’ultimo lavoro (I don’t wanna be an asshole anymore e In remission) a pezzi più vecchi (Deep sleep, I was born…).
Il tendone si riempie pian piano e impazzisce sui pezzi del penultimo album. Chiudono con Obituarie se a quel punto io inizio seriamente ad essere emozionato. Dopo di loro, infatti, suoneranno i Lawrence Arms, la mia band preferita. È la prima volta che li vedo dal vivo e ho un senso di curiosità addosso che mi fa sentire un quindicenne.
Mi prendo già bene quando salgono a fare il check. All’orario prestabilito parte Party in the USA di Miley Cyrus come intro e la band fa il suo ingresso sul palco. Aprono con Chilean district, dall’ultimo album Metropole, poi infilano una sequenza di pezzoni tratti principalmente da Oh Calcutta! (Great Lakes, Recovering the opposable thumb, Cut it up).
I suoni, stranamente data la qualità dei live precedenti, sono pessimi e il concerto non fila via proprio liscissimo, c’è qualche inconveniente tecnico e la cosa non è particolarmente gradevole, ma finisco per sbattermene il cazzo. Un paio di pezzi dal disco nuovo (Beautiful things su tutte, capolavoro) e chiudono con Are you there Margareth? It’s me God. Sticazzi.
Rimane un po’ di amaro in bocca per i suoni, ma finisce il concerto e fosse per me suonerebbero ancora mezz’ora minimo, suoni di merda compresi. Tanti scappano a vedere gli Iron Chic, io mi prendo una pausa e faccio un giro al merch, dove riesco a scambiare due parole e fare qualche foto con i Lawrence Arms. Ci concediamo qualche birra e siamo di nuovo sotto il tendone per gli Alkaline Trio. I suoni sono tornati ad essere ottimi e il concerto è una figata. Una buona alternanza di pezzi vecchi e nuovi, Hell yes, Stupid kid, Every thug needs a lady, Time to waste…chiudono con Radio e quasi piango. Grandi.
Dopo di loro si va a pisciare a turno per tenersi il posto sotto al palco per i Descendents.
Atteggiamento da veri italioti, dato che il resto della gente fa la spola tranquillamente tra un alco e l’altro, ma tant’è; pure loro salgono sul palco in anticipo, a fare il soundcheck, ed è stato abbastanza strano vedere come un gruppo ai loro livelli non sia circondato da roadie e guitar tech e cazzi vari. Tempo mezz’ora e i Descendents sono sul palco, vecchissimi ma in forma smagliante. Aprono con Everything sucks e Hope in rapida sequenza, poi anche in questo caso si pesca un po’ da tutte le uscite. Il pubblico è scatenato ma chi si diverte davvero, in maniera genuina, è la band stessa. 4 amici che si ritrovano sul palco per l’ennesima volta in 32 anni e hanno ancora voglia di spaccare tutto. Fanno Silly girl, Nothing with you, Kabuki girl, Thank you.
Manca solo We per raggiungere la perfezione, ma ci accontentiamo. Fino a questo momento, e lo rimarrà dopo la delusione NOFX (spoiler!), miglior live della giornata.
A questo punto ceniamo vegan e iniziamo ad accusare viaggio e giornata. Cerchiamo un posto a sedere mentre l’area inizia pericolosamente a ricordare alcune zone di Corsico, in termini di degrado, ma con più ubriachi. Beviamo qualche birra pure noi insieme alla crew trentina per non sentirci fuori luogo e ci prepariamo a vedere i NOFX.
Per il ventennale di Punk in drublic, la band dovrebbe eseguirlo tutto, cosa che farà, ma alternando i pezzi, in ordine casuale, con i soliti interminabili monologhi che, vuoi la stanchezza, vuoi il pienone mai visto e vuoi anche che ormai sarà la decima volta che li vedo, iniziano a rompermi i coglioni da morire.
Abbandono il tendone a metà show e me li sento da fuori. Il commento migliore per il concerto me lo regala Fra alla fine: “Stasera non c’avevano voglia.” e, data la performance con qualche stop e inizi dei pezzi zoppicanti, non c’è riassunto migliore. Chiudono con la cover di Tony Sly. Ci mettiamo in coda e usciamo, per le 2 siamo a letto che domani si ricomincia.
GIORNO 2
Sveglia un po’ più tarda del giorno precedente, solita colazione da turista (piatto pieno e più giri al banco per ammortizzare i prezzi) e ci si rimette in macchina. Tardiamo un po’ e perdiamo i primi dieci minuti dei Get Dead, una delle ultime uscite Fat Wreck. Un po’ Clash, uno po’ Dropkick Murphys e sono abbastanza divertenti, ma tenendo conto che li vedrò in Italia a breve mi sposto sotto l’Etnies Stage per vedere i Priceduifkes.
Rimango a bocca aperta nel vedere che il tendone è pieno zeppo, non riesco nemmeno ad entrare praticamente. Sotto il palco la gente si ammazza, stage diving e salti mortali. Sorrido perchè penso ai loro concerti che ho organizzato io, al Blue Rose davanti a 50 persone quando è andata bene.
Loro, come sempre, sparano un concerto fenomenale e si meritano tutto questo. A breve saranno in tour in America con Direct Hit! e Masked Intruder, mica pizza e fichi. Corro di nuovo al Main per gli Elway. Aprono con Whispers in a shot glass, preannunciata dalla strofa di Colorado, poi procedono pescando qua e là tra Leavetaking e l’album precedente. Bel concerto e simpatici loro, in particolare il cantante che, quasi intimidito, dice “questo è di gran lunga il palco più grande in cui abbiamo mai suonato”. Tra parentesi, a parte i 35 minuti trascorsi sul palco, passeranno gran parte delle due giornate ad ubriacarsi al proprio banchetto del merch, dove il cantante improvviserà anche un live acustico (e la sera dopo spaccherà, per qualche motivo, una bottiglia di vino dentro una delle sue scarpe).
Decidiamo di pranzare subito dopo, perdendoci Smith Street Band e Fabulous Disaster. Alle 15 siamo però di nuovo al Main, pronti per il live dei Casualties, al quale arrivo con un po’ di curiosità ma anche parecchia sufficienza, non aspettandomi granchè. Sticazzi, mi sono dovuto ricredere. Dopo Descendents e Weasel (spoiler #2), il terzo miglior live dei due giorni. Loro suonano da Dio, hanno un tiro eccezionale e Jorge, per quanto non faccia delle doti canore il suo stile di vita, ha un carisma unico.
Su Punk rock love mi stava sfuggendo qualche lacrima, giuro. Finale davvero da brividi sulla schiena: super singalong su We are all we have, la band suona l’ultimo accordo e se ne va; il pubblico inizia a sfollare e ad un certo punto l’intero tendone (ad occhio e croce non meno di 5000 persone) riparte in coro “Whoooooo, we are all we have tonite!Whooo….”.
Non voglio essere retorico, ma un coro così significa molto di più di quanto non sembri, in una cornice del genere.
Subito dopo il Main Stage accoglie i punx locali Funeral Dress, altra vecchia conoscenza dei patiti di street punk. Non me li voglio perdere e prendo posto. Aprono con il tema di Die Hards, poi avanti con anthemoni tipo The pogo never stops e altri. Momento clou sono gli ultimi dieci minuti di concerto: il cantante fomenta il pubblico intonando il ritornello “party on, party on, party on” e l’intero tendone risponde con un singalong pazzesco; citando un adagio tanto caro agli over 35, solo chi c’era può capire. Live divertentissimo, non ai livelli dei Casualties ma più che dignitoso.
Faccio un giro al merch delle band e compro un comodissimo koozie degli Elway, per cui verrò deriso fino a quando non inizierà a fare veramente freddo e a quel punto mi vendico di tutte le angherie subite reggendo tranquillamente numerose birre senza perdere l’uso delle dita. L’operazione e le successive birre mi portano a rinunciare agli Snuff. Gli All invece non mi hanno mai fatto impazzire, però iniziamo a posizionarci sotto il palco in vista degli SW. Il loro live è una mattonata sul cazzo, nel vero senso della parola. alvo solo Carry you e She’s my ex, per il resto resisto solo per tenermi il posto in transenna.
Screeching Weasel time! In prima fila si parla praticamente solo italiano con diversi accenti; faccio partire qualche coro simpa tipo “dai Ben Weasel tiraci un cartone” “dai Ben Weasel picchiami LaMarty” e soprattutto “Fabio Poma dov’è?” (Fabio si è perso il concerto dei Weasel perchè dormiva…). Viene issato lo striscione del Bucchio e iniziamo a pensare che, forse, sta per succedere veramente. In effetti Ben Weasel fa il suo ingresso e impazziamo un po’ tutti. Apre con I’m gonna strangle you, prosegue con Slogans e Queen Kong. La scaletta ormai si sa a memoria, io di memoria ne ho poca e mi limito a riportare qualche pezzone in ordine sparso: Guest list, My brain hurts, Cindy’s on methadone, Veronica Hates me, Hey Suburbia, My right, Dingbat.
Il tutto completato da una marchettona Ben Weasel style della Monster Energy Drink (sponsor ufficiale del festival), che a quanto pare favorirebbe la ricrescita dei capelli e lo sviluppo dei testicoli, nonché da un lungo discorso sulla scena punk rock (mi ha fatto morire la dedica “a tutti i ragazzi e a tutte le band di Fat Wreck Chords”) prima della conclusiva Cool kids.
Un live della madonna, tirato e con poche pause. Ci ha già informati, gentilmente, che a meno di essere strapagato non tornerà in questa costosa terra di ciclisti per cui, se ve lo siete persi, fatevi dare 100 lire e andate in America perchè sarà pure uno stronzo, ma è uno stronzo che ne sa a pacchi.
Per tanti il festival finisce qui. Sul Main Stage si succedono New Found Glory che non mi sono mai piaciuti e gli Hives, di cui vedo solo pochi minuti; anche loro non sono ai stati in cima alla mia playlist e passo. Chi non mi voglio perdere, anche solo per curiosità, sono gli Offspring.
Anche loro festeggiano un ventennale, quello di Smash. Rispetto ai NOFX, però, mostrano di “avere voglia” e fanno un concerto divertentissimo. Suonano tutto Smash in maniera impeccabile (l’impressione generale è che tutto fosse troppo perfetto per essere completamente vero, ma tant’è…) e chiudono la prima parte con Self esteem.
Parentesi: da anni gli Offspring non mi hanno più entusiasmato per nulla, anzi. Ma Smash è qualcosa in più di un album per quanto mi riguarda; anno 1999, scambio di cassette pirata per posta con un amico del mare, Samuele. Un giorno, nella busta imbottita trovo Smash e, nei mesi successivi, la consumo letteralmente. A distanza di 15 anni, ricordavo ancora praticamente tutti i pezzi a memoria. Più che un concerto, un salto indietro nel tempo. Pausa con Intermission in sottofondo, dopodichè altri venti minuti con una sequela di singoli dal 1997 ad oggi, a partire da All I want fino ad arrivare alle più recenti Pretty fly e Why don’t you get a job?.
Chiudono con The kids aren’t alright,se non vado errato. Paura.
All’1.30 circa ci concediamo un’ultima birra e salutiamo il Groezrock con parecchia malinconia.
Ringrazio davvero tutti gli amici incontrati durante i due giorni di festival. Sapete chi siete, dalla Toscana a Trento, da Milano a Rotterdam. We are all we have tonite.
Ho sempre odiato i festival. O meglio i festival mi hanno sempre odiato e ho sempre cercato di evitarli come la peste. Perchè? Perchè ricordo l’ Heineken Jammin Festival del 1999: biglietti rubati. Perchè ricordo il Rock In Idrho del 2012: festival sospeso per due gocce d’acqua, ero lì solo per i Rancid..feci in tempo ad ascoltare una (giuro, una sola!) canzone dei Sum 41. Due esperienze, due fiaschi clamorosi. Ma quest’anno il Groezrock, presentava due nomi sufficienti a superare le mie paranoie e il mio odio per i luoghi troppo affollati: DESCENDENTS e SCREECHING WEASEL. Degli altri gruppi sinceramente mi interessava ben poco… ma alla fine una mini-vacanza con gli amici ci sta, si fa quindi la macchinata e si parte per Meerhout, Belgio.
Perchè in Italia i festival sono i crisi? Risposta: andate al Groezrock ( a questo punto il dubbio viene per qualsiasi festival fuori dall’Italia) e capirete il perchè. Mai vista un’organizzazione così efficiente a 360°. Insomma, avete presente il Rock In Idrho? Tutto il contrario.Vista la presenza contemporanea al festival sia mia che di Enri.. prossimamente (?!?!) ci sarà anche il suo report.
02 Maggio 2014
THE MENZINGERS
Il viaggio massacrante da Milano verso Meerhout non ci consente di arrivare all’apertura dei cancelli, quindi tra una cosa e l’altra arriviamo nei pressi dell’area fest quando già hanno iniziato i Menzingers. Ho più volte scritto tra queste pagine di non essere un grande fan di questa nuova “ventata” punk-rock che viene dagli USA, ma devo ammettere che questi barbuti americani sono validi. Ho ascoltato un paio di volte Chamberlain Waits e On the Impossible Past e riconosco qualche pezzo. Immagino abbiano fatto anche pezzi del nuovo album appena pubblicato. La gente apprezza, io apprezzo la birretta nonostante il vento gelido che mi taglia la faccia in due.
THE LAWRENCE ARMS
Forse il gruppo che mi incuriosiva vedere di più. Non sono mai stato un loro grande fan, nonostante ne riconosca il valore assoluto, e di sicuro erano tra gli ospiti più attesi visto le tante persone super-gasate per loro. Seguo il gruppo di amici e mi piazzo tra le prime file e riconosco dei pezzi di Oh Calcutta e dall’ultimo Metropole, ma non abbastanza da sapere i nomi. Sono certo che Enri vi darà maggiori dettagli. Che dire… ottima presenza scenica, ottima padronanza sul palco (Brendan Kelly spavaldo!), linea ritmica spettacolare, mi godo il concerto e mi riprometto di dare un ascolto più attento ai Larry Arms. Da lì a qualche ora, nel tendone del Merch, becchiamo Brendan visibilmente alticcio e lo placchiamo per qualche minuto per fare qualche foto-ricordo e scambiare due chiacchiere. Ci confessa che vorrebbe suonare in Italia, ma nel Belpaese i Lawrence Arms hanno ricevuto sempre poca risposta..e non vogliono rischiare.
Inoltre, pare si stia trasferendo in Italia con tutta la famiglia e vorrebbe fare qualche concerto acustico qui. Gli ho proposto 200 euro, per partecipare a una delle I BUY RECORDS NIGHT. Vi farò sapere.
IRON CHIC
Finiscono i Lawrence Arms, e corriamo verso l’Etnies Stage per gli ultmi minuti degli Iron Chic. Qualche giorno prima avevano suonato a Milano ma li avevo persi. Nati da una costola dei Latterman (che 10 anni fa nessuno si inculava) questi ragazzi hanno fatto uno show pazzesco. Basso scorreggione, chitarre incastrate da manuale tra distorsioni e arpeggi, sing-a-long continuo in tutto il tendone, pubblico impazzito e stage diving come non ci fosse un domani! Cosa volere di più? Che concerto, cazzo!
ALKALINE TRIO
Tra la fine degli Iron Chic e l’inizio degli Alkaline Trio, ho avuto circa un’oretta per esplorare l’area fest, e tracannare diverse birrette per riscaldarmi un po’. Si gelava cazzo, sembrava di essere in Siberia.
Comunque gli Alkaline Trio. Da loro mi sarei aspettato molto ma molto di più. Mi piacciono tanto e questa è stata la terza volta che li vedevo dal vivo, ma sono partiti davvero davvero mosci, non ho riconosciuto This could be love. Un po’ come un motore diesel mano a mano ingranano e sparano pezzoni come She Lied to The FBI, Sadie, Dine, Dine My Darling. Chiusura bomba con Stupid Kid, Private Eye e una sdolcinatissima Radio. Avrei preferito qualche pezzo in più da Maybe I’ll Catch Fire ma tutto sommato va bene così.
DESCENDENTS
Ecco uno dei motivi principali della mia trasferta in Belgio. D-E-S-C-E-N-D-E-N-T-S amici miei. Ripeto D-E-S-C-E-N-D-E-N-T-S. Finito il turno degli Alkaline Trio, ci piazziamo in prima fila per gustarci questo live. Karl Alvarez vestito da eschimese, Stephen Egerton e Bill Stevenson per un veloce sound-check.
Dopo circa 10-15 minuti spuntano
Scompaiono e dopo un po’ spuntano sul palco con Milo. Ed è boom! Che concertazzo!!!!! Posso dire scaletta perfetta? Dato il tempo a disposizione direi di si, anche se qualcosa in più da Everything Sucks e Cool To Be You non mi sarebbe dispiaciuto. Che carisma il Milo, ragazzi!
Si muove, si agita e si diverte come un ragazzino, zero chiacchiere e una dietro l’altra le chicche che volevo sentire I Wanna Be A Bear, I’m The One, Coffee Mug, Suburban Home, Nothing With you (batticuore, cazzo!), When I get old, Talking, Thank You, I’m not a Loser ecc ecc. Bello come mi aspettavo, e molto emozionante. Mi chiedo se un giorno avremo il lusso, di poterli vedere in Italia.
NOFX
Non sono mai stato un loro grande fan. Anzi, odio i loro fan, li reputo i peggiori dell’universo. Ma una volta che sono lì, decido che alla fine posso anche vederli; è il ventennale di Punk In Drublic ed è un album che in fin dei conti mi piace. E’ mezzanotte quando salgono sul palco e scatta subito il delirio, indietreggio e cerco la mia oasi per godermi il concerto. Ma è davvero difficile. Trovo un angolo con una buona visuale? Tiè, si piazza il rastone davanti, ed è sempre così per tutto il concerto.
In ogni caso la loro performance non mi ha esaltato. Anzi. Hanno sbagliato diversi attacchi (Happy Guy..ok mai eseguita dal vivo, ma da un gruppo come loro pagato profumatamente mi aspetto molto di più), Fat Mike strafatto con il naso rosso come un Habanero preferisce fare il cazzone sul palco anziché suonare. Il pubblico gradisce ma questa cosa mi irrita, non ci posso fare niente. Ma alla fine la mia opinione conta poco, il pubblico si diverte e i pezzi fichi comunque li suonano (Quart in Session con special guest Milo Auckerman) quindi stanchi morti, ci dirigiamo verso il parcheggio per il meritato riposo.
03 Maggio 2014
FABULOUS DISASTER
Conoscevo ben poco di queste quattro riot-girls californiane, giusto un paio di ascolti a Put Out or Get Out, niente di più. Pur partendo un po’ prevenuto perchè non proprio rientranti nella mia limitata sfera musicale, accetto lo stesso di andare presto al festival per vedere queste ragazze, oramai signore, tanto amate da Fat Mike: alla fine è l’ultimo tour di sempre, sicuramente sarà divertente. Ed infatti è stato così, oltre a rivelarsi delle ottime musiciste sono state proprio una piacevole sorpresa, pezzi tirati, bel pogo sotto al palco, stage diving e gente contenta: tutto perfetto insomma, speriamo ci ripensino.
THE CASUALTIES
Classica band che divide. Li vidi lo scorso anno a Milano e mi fracassai le palle. Faceva un caldo bestiale, giravano brutte voci sui Jorge (qui) e tutto faceva presagire ad un epilogo simile all’anno scorso, clima polare escluso. Così colmo di dubbi e con una combo Birra + Jagermeister mi dirigo verso il palco principale per seguire i Casualties. A parte la voce urlata di Jorge, che tollero poco, secondo me i Casualties è una band formata da ottimi musicisti che ha fatto un gran bel concerto, l’unica pecca l’omaggio ai Ramones. Vi giuro, mi impegno, ci provo.. ma sentire Rockaway Beach urlata non ce la faccio. Mi arrendo.
EDWARD IN VENICE
Il buon Fra Gluesniffer mi convince a fare un salto verso il palco più piccolo del Groezrock: “E’ l’unico gruppo italiano presente, vediamo un po’“. Più mi avvicino,e più l’età del pubblico si abbassa, i ciuffi e i cappellini di traverso si moltiplicano e nonostante il freddo polare la divisa d’ordinanza è la canottierina colorata: Ma dove sono finito? Mi bastano 2 minuti per capire che il mio posto al festival è ovunque tranne che lì. Fuggo a gambe levate e mi dirigo verso lo stand delle birre. Ne ho proprio bisogno.
SNUFF
Anche qui la noia regna sovrana. Non metto in dubbio che siano bravissimi e che piacciano tanto al pubblico, ma ritmi in levare, trombette e tastiere sono troppo per me. Quando pestano con due chitarre, riesco quasi ad apprezzare, ma non fanno proprio per me. Fisso l’orologio in continuazione, e conto i minuti che mi separano dagli SW.
ALL
In pratica sono i Descendents senza Milo ma con il barbuto Chad alla voce che suonano canzoni un pochino insipide. Cristo, non voglio fare lo scassa-cazzo.. sarà stata l’ansia pre-SW, o che in fondo non li ho mai ascoltati per bene..ma mi hanno annoiato. A dire il vero ho notato anche un po’ di freddezza anche dal resto del pubblico, quindi magari il mio sentimento è condiviso anche da altri. I pezzi dei Descendents sono molto ma molto più fichi.
SCREECHING WEASEL
Se non si era capito fino ad adesso, la mia attenzione, le mie forze e tutte le mie energie erano concentrate per questi 50 minuti. Ebbi la fortuna di vedere lo scorso anno gli Screeching Weasel a Santa Ana in California convinto che quella sarebbe stata l’unica possibilità della mia vita e invece no..la vita ogni tanto ti sorride e Ben Weasel & Co. decidono che dopo quasi 30 anni forse era il caso di venire in Europa.
Ok, Meerhout non è proprio dietro l’angolo e avevo molta paura che il contesto del festival avrebbe sofferto il confronto con il concerto di Santa Ana, ma sono stato smentito.
Prima fila obbligatoria, si forma un gruppetto compatto di italiani, un maledetto zozzone tenta invano di rubarmi il posto ma mi basta uno sguardo per fulminarlo e farlo indietreggiare. La tensione è tanta. Durante il check-sound viene innalzato il fantastico striscione opera del nostro Bucchioni e parte con un pizzico di orgoglio campanilista il coro da stadio “Bucchio-Bucchio-Bucchio“.
L’attesa si fa sempre più snervante, parte l’intro, fanno la comparsa Zac Damon, Mike Hunchback, Pierre Marche e Zach Poutine e infine spunta Ben… I’m gonna strangle you e ciao a tutti, io non capisco più un cazzo. Mi proietto in un mondo parallelo, torno ragazzino e inizio a cantare i pezzi uno dietro l’altro, Slogans, Dingbat, Queen Kong, Supermarket Fantasy, My Right, I wrote Holden Caufield – mi commuovo come una fighetta – Veronica Hates Me, Hey Suburbia e così via..
Un concerto degli Screeching Weasel senza una polemica non è un concerto degli Screeching Weasel così Ben decide di dispensare consigli sugli effetti collaterali della Monster. Sembra gli abbia fatto gonfiare il coglione destro.
Il mio indice destro è rivolto fisso verso il palco, Ben si avvicina dal nostro lato ed esclama “Hi-Five!“. Sono convinto fosse rivolto a me. Alla fine eravamo solo io e altri 50mila sotto il tendone, non credo Ben potesse sbagliarsi. Ero io quello giusto, non c’è dubbio.
I pezzi purtroppo scorrono troppo in fretta e la fine si avvicina inesorabilmente, chiusura come da copione con Cool Kids anticipata da una polemica, questa volta verso i wavers, scenesters, shakers e poser particolarmente odiati da Ben da 3 anni a questa parte.
Purtroppo finisce il concerto e ci ritroviamo con gli altri compagni di viaggio: Ame e Luana sono diventati sordo-muti e parlano a gesti, Palmi invece parla da sola e se le chiedi qualcosa risponde con ahshs vibio fdiosdiod, incrocio anche Speciani e lo vedo addirittura sorridere, Paganelli e Giallongo invece sono così sgolati che non riescono nemmeno a bestemmiare. Si discute della scaletta e bene o male siamo tutti soddisfatti, il tempo alla fine era davvero ristretto e fare di meglio era quasi impossibile.
Il mio festival finisce qui. Non nutrivo nessun interesse verso Hives e Offspring e a maggior ragione dopo questi 50 minuti orgasmici tutto è superfluo. Si, ok gli Hives dal vivo sono una bomba, gli Offspring hanno suonato tutto Smash ma il giorno dopo c’erano ben 12 ore di viaggio in macchina da affrontare e il cuore batteva ancora forte per gli SW.
Riflessioni post-SW: in qualsiasi salsa o con qualsiasi line-up gli SW sono “LA” band. Dopo i Ramones nel mio cuore da ritardato ci sono loro, e nessuna polemica o fattaccio riuscirà a cancellare le emozioni e i ricordi legati a certe canzoni che fanno parte della stupida colonna sonora della mia vita.
Tramite facebook, Ben ha fatto capire che ci sono davvero pochissime possibilità di un prossimo ritorno in Europa, magari dovremo aspettare altri 30 anni chi può saperlo… ma io sarò lì con un catetere attaccato e con l’indice puntato aspettando un nuovo emozionante Hi-Five.
always hated the festival. Or better festivals always hated myself and I always tried to avoid them like a plague. Why? Because I remember the Heineken Jammin Festival 1999: tickets stolen. Because I remember the Rock In Idrho 2012: festival suspended for two drops of rain, I was only there for Rancid .. I just had time to listen to a (I swear, just one!) Sum 41 song. Two experiences, two terrible fiascos. But this time the Groezrock, had two names enough good to overcome my paranoia and my hatred for crowded places: Descendents and Screeching Weasel. The other bands sincerely interested me just a little .. but in the end a short-vacation with friends isn’t a bad idea, so we decided to drive until Meerhout, Belgium. Why in Italy festivals are in crisis? Answer: go to the Groezrock (at this point the question is for any festival outside of Italy ) and you’ll understand why. Never seen an organization so efficient. I mean, do you remember the Rock In Idrho? Everything opposite. Because of the simultaneous presence at the festival of me and Enri..soon (???) there will also be his report.
May 2, 2014
THE MENZINGERS
The grueling journey from Milan to Meerhout doesn’t allow us to arrive at the beginning of the fest, so we arrived when the Menzingers already started. I have written many times in these pages that I’m not a big fan of this new “wave” of punk-rock that comes from the U.S., but I have to admit that these bearded guys are really valid. I listened a couple of times Chamberlain Waits and On the Impossible Past and I recognize a bunch of songs. I guess they even played songs of the new album just released. People appreciate, I appreciate the beer despite the cold wind is freezing me.
THE LAWRENCE ARMS
I was so curious to see this band. I’ve never been a big fan of them, despite acknowledging their absolute value and certainly among the bands of the fest they were one of the most waited. I follow my friends and I take place in the front row… I recognize tracks from Oh Calcutta and the last Metropole, but not enough to know the names. I am sure Enri will give you more details. What can I say … great stage presence, amazing rhythm line, I really enjoy the concert and I think I really need to give a more attentive listening to the Larry Arms. In the Merch area, few hours later, we met Brendan visibly tipsy and we stopped him for a few minutes for some pics and to talk a little bit. He confessed he would like to play in Italy, but in the Belpaese Lawrence Arms have always received little response .. and they don’t want to risk a fiasco.
In addition, seems like he’s moving to Italy with his family and he would like to do some acoustic concert here. I offered 200 Euro to play for an I BUY RECORDS NIGHT. I will let you know.
IRON CHIC
When the Lawrence Arms ended to play, we run to the Etnies Stage for the Iron Chic. Few days before they played in Milan, but I lost their show. Born from the ashes of the Latterman ( 10 years ago no one was so in love with them ) these guys have made a crazy show . Noisy bass, a distorted guitar perfectly wedged with another one in arpeggios, all the audience in sing a-long and crazy stage diving like there was no tomorrow. What do you want more? What a concert, damn it!
ALKALINE TRIO
Between the end of the Iron Chic and the beginning of the Alkaline Trio, I had about an hour to explore the area fest, and gulp different beers to warm up a bit. It was fucking cold.
However, the Alkaline Trio. I would have expected much, much more from their show. I love AK3 and this was the third time I saw them live, but the show started really limp , I didn’t even recognize This Could Be Love. A little bit as a diesel car they gradually got well and played great songs as She Lied to The FBI, Sadie, Dine, Dine My Darling. Last songs were Stupid Kid , Private Eye and a very sweet version of Radio . I would have preferred a few more songs from Maybe I’ll Catch Fire but all in all it’s okay.
DESCENDENTS
Here is one of the main reasons for my trip to Belgium. D-E-S-C-D-E-N-D-E-N-T-S my friends. I repeat D-E-S-C-D-E-N-D-E-N-T-S. After the Alkaline Trio, we placed in the first line to as much as possible their show. After about 10-15 minutes arrive Karl Alvarez dressed as an Eskimo, Stephen Egerton and Bill Stevenson for a quick sound check .
Then they disappear popping up after a while on stage with Milo. And it’s a boom! What a gig!! I can say perfect setlist? Given the time available I would say yes , although something more taken from Everything Sucks and Cool To Be You ….. By the way, Milo is really amazing, guys!
He moves, shakes and has fun as a kid, no bullshit so they played all the songs I wanted to hear like I Wanna Be A Bear,I’m The One , Coffee Mug , Suburban Home, Nothing with You ( big heartthrob!!) , When I get old, Talking, Thank You, I’m not a loser etc. etc.. It was nice as I expected, and very exciting. I wonder if one day we’ll have the pleasure of being able to see the Descendents in Italy .
NOFX
I’ve never been a fan of them. In fact, I hate their fans, I consider them the worst in the universe. But once I was there, I decide that I can also see them…is the twentieth anniversary of Punk In Drublic and is an album that in the end I enjoy. At midnight, when NOFX go on stage, suddenly there is a delirium around the area, I step back and seek my own oasis to enjoy the concert. But it’s really hard. I find a corner with a good view? Well, a rastaman stands in front of my view…and it keeps on goin’ in this way for all the concert.
In any case, their performance didn’t excite me. Indeed. They played wrong the beginning of a couple of songs ( i.e. Happy Guy .. ok never performed live before, but being a band paid handsomely..I expect a lot more), Fat Mike doped with a red nose like a Habanero prefer to act like a dick on stage instead of playing. The audience likes this but that irritates me, I must be honest. But in the end, my opinion isn’t important..the audience is having fun and they played cool songs anyway ( Quart in Session with special guest Milo Auckerman ) so totally tired we head to the hostel for a well earned rest.
May 3, 2014
FABULOUS DISASTER
I knew very little about these four riot-girls from California , just a couple of listens to Put Out or Get Out, nothing more . Despite being a little biased because they doesn’t exactly fall within my own limited sphere of music, I accept the same to go early to the festival to see these girls, now ladies, so much loved by Fat Mike: that’s the last tour ever so it should definitely be fun. And in fact it was so: in addition to being excellent musicians they were a nice surprise, cool songs , pogo near the stage, stage diving and happy people: in short, everything perfect , I hope they will keep on playing.
THE CASUALTIES
Typical bands that divide the kids. I saw them last summer in Milan and it was boring. It was fucking hot, there were nasty rumors about Jorge (here) and everything presaged an epilogue similar to the last year, except for the polar weather. So full of doubts and with a combo Beer + Jagermeister I headed to the main stage to follow Casualties . Aside from Jorge’s screaming voice, who tolerate a little, I think the Casualties are a band formed by excellent musicians who did a great concert , the only flaw… the tribute to the Ramones. I swear to you , I promise, I’ll try .. but listen Rockaway Beach in screaming version is too much for me…I give up.
EDWARD IN VENICE
Fra Gluesniffer convinced me to take a look to the smaller stage of the Groezrock : “They are the only Italian band at the Groezrock, let’s check them out” The closer I get , the more the age of the audience is lowered, the tufts and hats askew are always more and more and despite the bitter cold the uniform order is the colored tank top: Where am I? I need 2 minutes to realize that my place at the festival is anywhere but not there. I run away screaming and I headed to the stand of the beers. I really need one .
SNUFF
Here too, the boredom reigns supreme. I have no doubt that they are very good and that will appeal both to the public, but upbeat rhythms, horns and keyboards are too much for me. When they play with two guitars, I can almost appreciate, but that’s not my favourite kind of music. I look at the clock all the time, and I count the minutes that separate me from the SW.
ALL
In practice, the Descendents without Milo replaced by the bearded Chad playing songs that sound a bit bland . Jeez, I don’t want to seem meanie .. but probably my opinion is highly influenced by thee anxiety before the SW, and I also never listened them very well .. but I was bored. Actually I also noticed a bit of coldness even from the rest of the audience, so maybe my feeling is shared by others. The songs of the Descendents are much, much more cool.
SCREECHING WEASEL
If you hadn’t realized until now, my attention, my strength and all my energies were focused for these 50 minutes. I was lucky enough to see last year the Screeching Weasel in Santa Ana, California convinced being sure it was the only chance in my life but no .. sometimes life smiles at you and Ben Weasel & Co decided that after almost 30 years maybe it was time come to Europe.
Ok , Meerhout is not just around the corner and I was really scared that the context of the festival would suffer the comparison with the concert of Santa Ana, but fortunately I was proven wrong.
Of course in front line, it forms a compact group of Italians , a cursed boor tries unsuccessfully to steal my position but I just have a look to strike him down and get it back . The tension is so great. During check-sound is elevated a great banner of our friend RiccardoBucchioni and so full of italian pride we start to sing “Bucchio – Bucchio – Bucchio!“.
The wait is getting unnerving, so a intro music is going, make their appearance Zac Damon, Mike Hunchback , Pierre Marche and Zach Poutine and finally Ben is on the stage … I’m gonna strangle you and “bye bye”, I’m totally gone . I feel like I’m in a parallel world as being a kid again and I sing all the songs one after the other, Slogans, Dingbat, Queen Kong, Supermarket Fantasy, My Right, I wrote Holden Caufield – I am moved like a pussy – Veronica Hates Me, Hey Suburbia and so on ..
A Screeching Weasel gig without a controversy is not a Screeching Weasel gig so Ben decides to dispense advice about side effects of Monster Energy. It seems has done to inflate his balls.
My right index finger is pointing straight at the stage, Ben is close by our side and says “Hi -Five”. I’m sure it was meant for me. In the end it was just me and other 50.000 under the stage, I don’t think Ben could be mistaken. I was the right one, no doubt.
The songs unfortunately run too fast and the end is coming nearer , closing with Cool Kids anticipated by a controversy , this time to the wavers, scenesters ,shakers and poser particularly hated by Ben 3 years now.
Unfortunately, the concert ends and we meet with the other traveling mates : Ame and Luana have become deaf and dumb and speak with gestures, Palmi instead speaks for herself and if you ask something she answers kinda :”ahshs dffdfibius fdiosdiod” I met also Speciani and I see him even smiling, Paganelli and Giallongo instead are with no voice so that they can’t even swear.
We discusses about the setlist and more or less we are all satisfied, they had just 50 minutes to play so it was almost impossible to do better . My festival ends here. I had no interest in Hives or TheOffspring and even more after these 50 orgasmic minutes everything is superfluous. Yes, ok the Hives usually play a great show, The Offspring play all the Smash album but the next day there were about 12 hours of travel by car and my heart was still beating strong for the SW. Reflections post-SW: any form or any line-up they play the Screeching Weasel are “THE” band. After the Ramones they are my favourite band ever… and no controversy or foul deed will be able to erase the emotions and memories of many songs that are part of the soundtrack of my stupid life.
Through his facebook page, Ben has made it clear that there are really very little chance to play again in Europe, maybe we have to wait another 30 years who knows… but I will be there with a catheter attached and finger-pointing to him waiting for a new exciting Hi -Five.
La domenica di Pasqua, per quanto mi riguarda, è storicamente una domenica normale, ma senza partite. Approfittando quindi del tempo, faccio il mio esordio su IBR con una tripla recensione di dischi che hanno monopolizzato i miei ascolti nelle ultime settimane, in ordine di gradimento.
Lawrence Arms – 2014 – Metropole
Torna, dopo ormai quasi sette anni dal meraviglioso Oh, Calcutta!, una delle mie band preferite di sempre. Ho atteso l’uscita con particolare ansia, e non nascondo di essermi trovato un po’ interdetto di fronte al primo singolo You are here, che non mi ha entusiasmato particolarmente. L’ascolto del disco per intero è stata una liberazione; come in passato, i miei preferiti rimangono i pezzi cantati da Brendan Kelly, più urlati e truci sia musicalmente che a livello di liriche. Si va da pezzi che trasudano disagio urbano come Chilean District o Paradise Shitty a poesie come Seventeener. Il tutto secondo un unico filo conduttore, ovvero la crescita (e/o l’invecchiamento, vedete voi), raccontando storie sulla propria città (Chicago) e su luoghi in perenne cambiamento.
La palma d’oro del pezzo migliore, ed è strano tenendo conto dei miei gusti relativamente ai TLA, la vince Beautiful Things, cantata da Chris. Un disco profondo ed emozionante, c’è poco altro da aggiungere.
Unica pecca: il booklet è come al solito farcito di citazioni letterarie, una per ogni pezzo…rispetto ai dischi precedenti, però, mancano completamente i riferimenti rispetto a dove siano state tratte. Ma questa è una perversione mia e li perdono.
Zatopeks – 2013 – About bloody time
Secondo nella mia classifica per mezzo punto. Nelle pause che mi sono concesso da Metropole ho consumato il nuovo disco degli Zatopeks, ormai da anni divisi tra Londra e Berlino. Uscito per la It’s Alive, About bloody time è il disco che ti aspetti dagli Zatopeks. Punk rock alla Ramones, echi di rock’n’roll anni ’50, ballatone. Il tutto nello stile poetico a cui ci hanno abituati i cinque inglesi con i dischi precedenti. Si parte da One Evening e Alert!, classici pezzoni in quattro quarti; quest’ultima impreziosita da strofe parlate e declamate dal megafono. Si procede tra accelerate improvvise (Politics, Neu-Isenburg) e ballads quasi commoventi (Acetate).
Aggiungeteci che live sono divertentissimi e sono dei ragazzi d’oro. Questo per quanto mi riguarda è sufficiente. Bentornati Zatopek Boys!
The Menzingers – 2014 – Rented World
Mmm…aspettative troppo alte dopo On the impossible past e il nuovo singolo In remission rendono Enri un po’ perplesso. Il disco è oggettivamente bello, ma la sterzata verso terreni meno aggressivi è evidente. Poche urla, poche sfuriate, un disco molto più indie nel senso un po’ pallosino del termine rispetto al precedente. I pezzi belli ci sono (Where your heartache exists e la stessa In remission sono delle bombe), per il resto mi viene a mancare un po’ quella sensazione disperata e lancinante che mi aveva lasciato On the impossible past. Peccato, ma li aspetto comunque al Groezrock!
Lawrence Arms – 2014 – Metropole
Back after almost seven years following the wonderful Oh, Calcutta!, one of my favorite bands of all time. I waited this release with particular anxiety, and I don’t hide that I was a bit surprised for the first single You are here, nothing really special.
Listening to the entire record was a liberation; as in the past, my favorites are the songs sung by Brendan Kelly, more screaming and grim both musically and in terms of lyrics. They range from pieces that exude discomfort as Chilean District or Paradise Shitty or poems as Seventeener. All according to a single thread, the growth (and/or aging, you choose), telling stories about their city (Chicago) and places of perpetual change.
The best song, and that’s strange considering my taste in relation to the TLA, is The Beautiful Things, sung by Chris. A exciting and deep record, not too much to add.
The only flaw: the booklet is, as usual, filled with literary quotes , one for each song… compared to previous albums, however, are completely missing references where they were taken. But this is my own perversion and I forgive them.Zatopeks – 2013 – About Bloody Time
According to my rankings, second for half a point. In the breaks that I allowed myself from Metropole I have consumed the new Zatopeks‘ album, now divided between London and Berlin. Released by It’s Alive, About Bloody Time is the album that you expect from Zatopeks. Punk rock Ramones-style, echoes of ’50s rock’n’roll, ballads. The whole with the poetic style that the five English have accustomed us with previous records. It starts with One Evening and Alert!, classic 4/4 cool songs; the latter embellished with spoken verses and declaimed by megaphone. It proceed between fast songs (Politics , Neu-Isenburg) and almost touching ballads (Acetate).
If you consider that during live shows they are very fun and precious guys… This is enough for me. Welcome back Zatopek Boys!
The Menzingers – 2014 – Rented World
Mmm … too high expectations after On The Impossible Past and the new single In Remission make Enri a bit confused. The record is objectively beautiful, but the steering towards less aggressive land is evident. A few screams, a few rants, a record much more indie in the term of a little bit boring compared to the previous year. There are beautiful songs (Where your heartache exists and also In remission are cool) , for the rest I really miss that desperate and stabbing feeling that left me On the impossible past. Too bad, but anyway I wait for them at the Groezrock!
Lawrence Arms – Metropole
TRACKLIST:
01 – Chilean District
02 – You Are Here
03 – Hickey Avenue
04 – Seventeener (17th and 34th)
05 – Beautiful Things
06 – Acheron River
07 – Metropole
08 – Drunk Tweets
09 – The YMCA Down the Street from the Clinic
10 – Never Fade Away
11 – Paradise Shitty
12 – October Blood
BAND:
Brendan Kelly – Vocals, Bass
Chris McCaughan – Vocals, Guitar
Neil Hennessy – Drummer
Zatopeks – About Bloody Time
TRACKLIST:
01 – One Evening
02 – Alert!
03 – The Romance Of A Bus Stop In The Rain
04 – Politics
05 – Acetate
06 – Neu-Isenburg
07 – Wait For The Fall
08 – Chequerboard
09 – Exile Blues
10 – Baltic Moon
11 – Mechanised
12 – Life Is Elsewhere
BAND:
Will DeNiro – vocals
Sebby Zatopek – guitar
Pete Sematary – drums
Sammie the Giant – bass, vocals
Spider – guitar, vocals
The Menzingers – Rented World
TRACKLIST:
01 – I Don’t Wanna Be An Asshole Anymore
02 – Bad Things
03 – Rodent
04 – Where Your Heartache Exists
05 – My Friend Kyle
06 – Transient Love
07 – The Talk
08 – Nothing Feels Good Anymore
09 – Hearts Unknown
10 – In Remission
11 – Sentimental Physics
12 – When You Died
BAND:
Greg Barnett – Guitar/Vocals
Tom May – Guitar/Vocals
Eric Keen – Bass
Joe Godino – Drums
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