Ho sempre odiato i festival. O meglio i festival mi hanno sempre odiato e ho sempre cercato di evitarli come la peste. Perchè? Perchè ricordo l’ Heineken Jammin Festival del 1999: biglietti rubati. Perchè ricordo il Rock In Idrho del 2012: festival sospeso per due gocce d’acqua, ero lì solo per i Rancid..feci in tempo ad ascoltare una (giuro, una sola!) canzone dei Sum 41. Due esperienze, due fiaschi clamorosi. Ma quest’anno il Groezrock, presentava due nomi sufficienti a superare le mie paranoie e il mio odio per i luoghi troppo affollati: DESCENDENTS e SCREECHING WEASEL. Degli altri gruppi sinceramente mi interessava ben poco… ma alla fine una mini-vacanza con gli amici ci sta, si fa quindi la macchinata e si parte per Meerhout, Belgio.
Perchè in Italia i festival sono i crisi? Risposta: andate al Groezrock ( a questo punto il dubbio viene per qualsiasi festival fuori dall’Italia) e capirete il perchè. Mai vista un’organizzazione così efficiente a 360°. Insomma, avete presente il Rock In Idrho? Tutto il contrario.Vista la presenza contemporanea al festival sia mia che di Enri.. prossimamente (?!?!) ci sarà anche il suo report.
02 Maggio 2014
THE MENZINGERS
Il viaggio massacrante da Milano verso Meerhout non ci consente di arrivare all’apertura dei cancelli, quindi tra una cosa e l’altra arriviamo nei pressi dell’area fest quando già hanno iniziato i Menzingers. Ho più volte scritto tra queste pagine di non essere un grande fan di questa nuova “ventata” punk-rock che viene dagli USA, ma devo ammettere che questi barbuti americani sono validi. Ho ascoltato un paio di volte Chamberlain Waits e On the Impossible Past e riconosco qualche pezzo. Immagino abbiano fatto anche pezzi del nuovo album appena pubblicato. La gente apprezza, io apprezzo la birretta nonostante il vento gelido che mi taglia la faccia in due.
THE LAWRENCE ARMS
Forse il gruppo che mi incuriosiva vedere di più. Non sono mai stato un loro grande fan, nonostante ne riconosca il valore assoluto, e di sicuro erano tra gli ospiti più attesi visto le tante persone super-gasate per loro. Seguo il gruppo di amici e mi piazzo tra le prime file e riconosco dei pezzi di Oh Calcutta e dall’ultimo Metropole, ma non abbastanza da sapere i nomi. Sono certo che Enri vi darà maggiori dettagli. Che dire… ottima presenza scenica, ottima padronanza sul palco (Brendan Kelly spavaldo!), linea ritmica spettacolare, mi godo il concerto e mi riprometto di dare un ascolto più attento ai Larry Arms. Da lì a qualche ora, nel tendone del Merch, becchiamo Brendan visibilmente alticcio e lo placchiamo per qualche minuto per fare qualche foto-ricordo e scambiare due chiacchiere. Ci confessa che vorrebbe suonare in Italia, ma nel Belpaese i Lawrence Arms hanno ricevuto sempre poca risposta..e non vogliono rischiare.
Inoltre, pare si stia trasferendo in Italia con tutta la famiglia e vorrebbe fare qualche concerto acustico qui. Gli ho proposto 200 euro, per partecipare a una delle I BUY RECORDS NIGHT. Vi farò sapere.
IRON CHIC
Finiscono i Lawrence Arms, e corriamo verso l’Etnies Stage per gli ultmi minuti degli Iron Chic. Qualche giorno prima avevano suonato a Milano ma li avevo persi. Nati da una costola dei Latterman (che 10 anni fa nessuno si inculava) questi ragazzi hanno fatto uno show pazzesco. Basso scorreggione, chitarre incastrate da manuale tra distorsioni e arpeggi, sing-a-long continuo in tutto il tendone, pubblico impazzito e stage diving come non ci fosse un domani! Cosa volere di più? Che concerto, cazzo!
ALKALINE TRIO
Tra la fine degli Iron Chic e l’inizio degli Alkaline Trio, ho avuto circa un’oretta per esplorare l’area fest, e tracannare diverse birrette per riscaldarmi un po’. Si gelava cazzo, sembrava di essere in Siberia.
Comunque gli Alkaline Trio. Da loro mi sarei aspettato molto ma molto di più. Mi piacciono tanto e questa è stata la terza volta che li vedevo dal vivo, ma sono partiti davvero davvero mosci, non ho riconosciuto This could be love. Un po’ come un motore diesel mano a mano ingranano e sparano pezzoni come She Lied to The FBI, Sadie, Dine, Dine My Darling. Chiusura bomba con Stupid Kid, Private Eye e una sdolcinatissima Radio. Avrei preferito qualche pezzo in più da Maybe I’ll Catch Fire ma tutto sommato va bene così.
DESCENDENTS
Ecco uno dei motivi principali della mia trasferta in Belgio. D-E-S-C-E-N-D-E-N-T-S amici miei. Ripeto D-E-S-C-E-N-D-E-N-T-S. Finito il turno degli Alkaline Trio, ci piazziamo in prima fila per gustarci questo live. Karl Alvarez vestito da eschimese, Stephen Egerton e Bill Stevenson per un veloce sound-check.
Dopo circa 10-15 minuti spuntano
Scompaiono e dopo un po’ spuntano sul palco con Milo. Ed è boom! Che concertazzo!!!!! Posso dire scaletta perfetta? Dato il tempo a disposizione direi di si, anche se qualcosa in più da Everything Sucks e Cool To Be You non mi sarebbe dispiaciuto. Che carisma il Milo, ragazzi!
Si muove, si agita e si diverte come un ragazzino, zero chiacchiere e una dietro l’altra le chicche che volevo sentire I Wanna Be A Bear, I’m The One, Coffee Mug, Suburban Home, Nothing With you (batticuore, cazzo!), When I get old, Talking, Thank You, I’m not a Loser ecc ecc. Bello come mi aspettavo, e molto emozionante. Mi chiedo se un giorno avremo il lusso, di poterli vedere in Italia.
NOFX
Non sono mai stato un loro grande fan. Anzi, odio i loro fan, li reputo i peggiori dell’universo. Ma una volta che sono lì, decido che alla fine posso anche vederli; è il ventennale di Punk In Drublic ed è un album che in fin dei conti mi piace. E’ mezzanotte quando salgono sul palco e scatta subito il delirio, indietreggio e cerco la mia oasi per godermi il concerto. Ma è davvero difficile. Trovo un angolo con una buona visuale? Tiè, si piazza il rastone davanti, ed è sempre così per tutto il concerto.
In ogni caso la loro performance non mi ha esaltato. Anzi. Hanno sbagliato diversi attacchi (Happy Guy..ok mai eseguita dal vivo, ma da un gruppo come loro pagato profumatamente mi aspetto molto di più), Fat Mike strafatto con il naso rosso come un Habanero preferisce fare il cazzone sul palco anziché suonare. Il pubblico gradisce ma questa cosa mi irrita, non ci posso fare niente. Ma alla fine la mia opinione conta poco, il pubblico si diverte e i pezzi fichi comunque li suonano (Quart in Session con special guest Milo Auckerman) quindi stanchi morti, ci dirigiamo verso il parcheggio per il meritato riposo.
03 Maggio 2014
FABULOUS DISASTER
Conoscevo ben poco di queste quattro riot-girls californiane, giusto un paio di ascolti a Put Out or Get Out, niente di più. Pur partendo un po’ prevenuto perchè non proprio rientranti nella mia limitata sfera musicale, accetto lo stesso di andare presto al festival per vedere queste ragazze, oramai signore, tanto amate da Fat Mike: alla fine è l’ultimo tour di sempre, sicuramente sarà divertente. Ed infatti è stato così, oltre a rivelarsi delle ottime musiciste sono state proprio una piacevole sorpresa, pezzi tirati, bel pogo sotto al palco, stage diving e gente contenta: tutto perfetto insomma, speriamo ci ripensino.
THE CASUALTIES
Classica band che divide. Li vidi lo scorso anno a Milano e mi fracassai le palle. Faceva un caldo bestiale, giravano brutte voci sui Jorge (qui) e tutto faceva presagire ad un epilogo simile all’anno scorso, clima polare escluso. Così colmo di dubbi e con una combo Birra + Jagermeister mi dirigo verso il palco principale per seguire i Casualties. A parte la voce urlata di Jorge, che tollero poco, secondo me i Casualties è una band formata da ottimi musicisti che ha fatto un gran bel concerto, l’unica pecca l’omaggio ai Ramones. Vi giuro, mi impegno, ci provo.. ma sentire Rockaway Beach urlata non ce la faccio. Mi arrendo.
EDWARD IN VENICE
Il buon Fra Gluesniffer mi convince a fare un salto verso il palco più piccolo del Groezrock: “E’ l’unico gruppo italiano presente, vediamo un po’“. Più mi avvicino,e più l’età del pubblico si abbassa, i ciuffi e i cappellini di traverso si moltiplicano e nonostante il freddo polare la divisa d’ordinanza è la canottierina colorata: Ma dove sono finito? Mi bastano 2 minuti per capire che il mio posto al festival è ovunque tranne che lì. Fuggo a gambe levate e mi dirigo verso lo stand delle birre. Ne ho proprio bisogno.
SNUFF
Anche qui la noia regna sovrana. Non metto in dubbio che siano bravissimi e che piacciano tanto al pubblico, ma ritmi in levare, trombette e tastiere sono troppo per me. Quando pestano con due chitarre, riesco quasi ad apprezzare, ma non fanno proprio per me. Fisso l’orologio in continuazione, e conto i minuti che mi separano dagli SW.
ALL
In pratica sono i Descendents senza Milo ma con il barbuto Chad alla voce che suonano canzoni un pochino insipide. Cristo, non voglio fare lo scassa-cazzo.. sarà stata l’ansia pre-SW, o che in fondo non li ho mai ascoltati per bene..ma mi hanno annoiato. A dire il vero ho notato anche un po’ di freddezza anche dal resto del pubblico, quindi magari il mio sentimento è condiviso anche da altri. I pezzi dei Descendents sono molto ma molto più fichi.
SCREECHING WEASEL
Se non si era capito fino ad adesso, la mia attenzione, le mie forze e tutte le mie energie erano concentrate per questi 50 minuti. Ebbi la fortuna di vedere lo scorso anno gli Screeching Weasel a Santa Ana in California convinto che quella sarebbe stata l’unica possibilità della mia vita e invece no..la vita ogni tanto ti sorride e Ben Weasel & Co. decidono che dopo quasi 30 anni forse era il caso di venire in Europa.
Ok, Meerhout non è proprio dietro l’angolo e avevo molta paura che il contesto del festival avrebbe sofferto il confronto con il concerto di Santa Ana, ma sono stato smentito.
Prima fila obbligatoria, si forma un gruppetto compatto di italiani, un maledetto zozzone tenta invano di rubarmi il posto ma mi basta uno sguardo per fulminarlo e farlo indietreggiare. La tensione è tanta. Durante il check-sound viene innalzato il fantastico striscione opera del nostro Bucchioni e parte con un pizzico di orgoglio campanilista il coro da stadio “Bucchio-Bucchio-Bucchio“.
L’attesa si fa sempre più snervante, parte l’intro, fanno la comparsa Zac Damon, Mike Hunchback, Pierre Marche e Zach Poutine e infine spunta Ben… I’m gonna strangle you e ciao a tutti, io non capisco più un cazzo. Mi proietto in un mondo parallelo, torno ragazzino e inizio a cantare i pezzi uno dietro l’altro, Slogans, Dingbat, Queen Kong, Supermarket Fantasy, My Right, I wrote Holden Caufield – mi commuovo come una fighetta – Veronica Hates Me, Hey Suburbia e così via..
Un concerto degli Screeching Weasel senza una polemica non è un concerto degli Screeching Weasel così Ben decide di dispensare consigli sugli effetti collaterali della Monster. Sembra gli abbia fatto gonfiare il coglione destro.
Il mio indice destro è rivolto fisso verso il palco, Ben si avvicina dal nostro lato ed esclama “Hi-Five!“. Sono convinto fosse rivolto a me. Alla fine eravamo solo io e altri 50mila sotto il tendone, non credo Ben potesse sbagliarsi. Ero io quello giusto, non c’è dubbio.
I pezzi purtroppo scorrono troppo in fretta e la fine si avvicina inesorabilmente, chiusura come da copione con Cool Kids anticipata da una polemica, questa volta verso i wavers, scenesters, shakers e poser particolarmente odiati da Ben da 3 anni a questa parte.
Purtroppo finisce il concerto e ci ritroviamo con gli altri compagni di viaggio: Ame e Luana sono diventati sordo-muti e parlano a gesti, Palmi invece parla da sola e se le chiedi qualcosa risponde con ahshs vibio fdiosdiod, incrocio anche Speciani e lo vedo addirittura sorridere, Paganelli e Giallongo invece sono così sgolati che non riescono nemmeno a bestemmiare. Si discute della scaletta e bene o male siamo tutti soddisfatti, il tempo alla fine era davvero ristretto e fare di meglio era quasi impossibile.
Il mio festival finisce qui. Non nutrivo nessun interesse verso Hives e Offspring e a maggior ragione dopo questi 50 minuti orgasmici tutto è superfluo. Si, ok gli Hives dal vivo sono una bomba, gli Offspring hanno suonato tutto Smash ma il giorno dopo c’erano ben 12 ore di viaggio in macchina da affrontare e il cuore batteva ancora forte per gli SW.
Riflessioni post-SW: in qualsiasi salsa o con qualsiasi line-up gli SW sono “LA” band. Dopo i Ramones nel mio cuore da ritardato ci sono loro, e nessuna polemica o fattaccio riuscirà a cancellare le emozioni e i ricordi legati a certe canzoni che fanno parte della stupida colonna sonora della mia vita.
Tramite facebook, Ben ha fatto capire che ci sono davvero pochissime possibilità di un prossimo ritorno in Europa, magari dovremo aspettare altri 30 anni chi può saperlo… ma io sarò lì con un catetere attaccato e con l’indice puntato aspettando un nuovo emozionante Hi-Five.