The Manges – 2014 – All Is Well

Mea Culpa. Vorrei inginocchiarmi sui ceci e prendermi a schiaffi da solo per aver fatto passare così tanto tempo prima di scrivere questa recensione. All Is Well è uscito da un sacco di mesi.. e..ho aspettato tanto prima di scrivere due righe. Un po’ per impegni, un po’ perchè fondamentalmente sono un cazzaro.
All Is Well è l’ennesima fatica dei Manges, uscita per Monstero Zero, It’s Alive e Dumb Records. Insomma le migliori label nel panorama. Di questo disco ormai se ne è parlato già abbastanza, e di sicuro la mia recensione non sarà una sorpresa. In ogni caso, ci tenevo a dire la mia.
Il nuovo disco dei Manges, spacca. I Manges si sono re-inventati. Potevano fare un nuovo album uguale a Go Down oppure Bad Juju e fare contenti tutti a prescindere, invece hanno cercato una via nuova ( per divertimento o stimoli non importa) e se il campo dell’innovazione nel punk-rock è seminato di mine anti-uomo, affidandosi ad Hervè dei Peawees il quartetto spezzino ha trovato probabilmente l’unica strada percorribile per essere “promossi” dalla “scena punk-rock”, che sappiamo tutti essere molto aperta alle novità.
Non nascondo che già al primo accordo, sono rimasto un po’ spiazzato da questo sound un po’ sixties Pre-Ramones (o proto-punk o come cazzo si chiama) che non suona proprio “alla Manges“… ma già al secondo ascolto All Is Well mi ha conquistato, perchè suona spontaneo, perchè suona fresco e soprattutto perchè è divertente.
I Manges riescono a colpirci ancora una volta coverizzando I Tried To Die Young (oh, io Melanie Safka non la conoscevo affatto) e infilando una serie di pezzi fantastici come My Bad, Plan Honululu, Don’t Screw Up The Formula, Lone Commando (All is Well)  destinati a finire tra i classici della band, spiazzano tutti ancora una volta e conquistano i nostri cuori.
E se siete tra quelli preoccupati per il gain delle chitarre, state tranquilli che dal vivo come al solito ci fanno il culo in quattro.
Se ancora non hai comprato All is Well, rimedia, sei ancora in tempo. Adios.

 

TRACKLIST

01 – Crocodile In My Head
02 – My Bad
03 – Plan Honolulu
04 – Love Is A Disease
05 – Panic At The Ice Rink
06 – Don’t Screw Up The Formula
07 – Don’t Bet On Me
08 – I Tried To Die Young
09 – Topolinia
10 – Secret Agent Super Dragon
11 – I Just Wanna Make You Cry
12 – Lone Commando (All Is Well)

BAND
Andrea: lead vocals, rhythm guitars, lead guitar on “Topolinia”
Mass: bass, backing vocals, lead vocals on “Secret Agent Super Dragon”
Manuel: drums
Mayo: lead and rhythm guitars, backing vocals
ADDITIONAL MUSICIANS
Hervé Peroncini: additional guitars, percussions, backing vocals
Pierluigi Ballari: organ, piano
Bruno Barcella: percussions

The Manges – 2013 – Everything Released On 7”s 93-13

 
Il mese scorso in Brianza, a due passi da Milano, si è tenuto il release party di Everything Released on 7” 93-13, ovviamente noi non potevamo mancare e senza battere ciglio abbiamo presenziato e goduto di un live come al solito spettacolare, e quindi acquistato il nuovo cofanetto dei Manges.
Come già intuibile dal nome si tratta di un box celebrativo, uscito per la Otis Recordings, che raccoglie tutti i brani pubblicati su 7” in 20 di carriera dei paladini del punk rock made in Italy.
Lo shock iniziale dei 40 Euro è stato ampiamente superato non appena ho aperto il cofanetto: edizione limitata numerata a mano (solo 333 copie), 3 LP, un libretto a colori, un poster, una foto, una toppa della Manges Army, due adesivi, una stampa di un disegno di Manuel e il codice per il download.
Calcolatrice alla mano, non ci vuole tanto a capire che è un prezzo decisamente onesto per tutto il materiale che c’è dentro.  Poi che devo dire di più… a me queste “nerdate” piacciono e non poco e soldi a cazzate ne spendiamo un po’ tutti… secondo il mio parere questi rientrano tra quelli spesi bene per un oggetto curato nei minimi dettagli e che sicuramente rappresenta un valore aggiunto per ogni collezione.
I pezzi sono stati rimasterizzati da Justin Perkins dando nuova linfa principalmente alle canzoni dei primi 7”: chiaramente niente di rivoluzionario, si tratta di qualche ritocchino nei cori e nei livelli ma senza dubbio è stato effettuato un gran lavoro di “pulizia” riducendo al minimo quel rumore tipico delle registrazioni degli anni ’90 che ormai non siamo più abituati ad ascoltare.
Per il resto chi conosce e segue da tempo i Manges sa già cosa aspettarsi da questa raccolta. 54 (!!!) canzoni con il chiodo fisso Ramones che ripercorrono la loro carriera e che puzzano di sudore e sacrifici, di tante ore in sala prove, di birrette, di scorrazzate per l’Europa e gli States e di tanta tanta gavetta prima di raggiungere il meritato successo.
Tutto di un fiato gli spezzini ci mostrano i loro progressi 7” dopo 7” (circa una ventina!): melodie sempre più chiare e orecchiabili, la pronuncia inglese che migliora canzone dopo canzone, la batteria che diventa sempre più veloce e potente e le linee di basso sempre più precise fino a giungere al culmine della maturità al terzo LP dove ormai i ragazzi hanno acquisito un sound consolidato, personale e maturo.
Insomma un trionfo della costanza, dell’impegno e della devozione alla causa da parte di questi ragazzi che sono riusciti a ritagliarsi una grossa fetta nel mondo del punk rock. D’altra parte se gli Screeching Weasel fanno una tua cover (I Will Always Do, se non lo sapevi sei un pollo!), se i Queers ci fanno uno split e il buon vecchio Joe canta un pezzo per loro (You Don’t Wanna Be Like Me) e soprattutto se Dee Dee ha indossato la maglia della tua band vuol dire che meriti davvero tanta stima.
Non mi resta che augurare almeno altri 20 anni di successi alla band e aspettare con ansia il nuovo album che dovrebbe uscire in primavera; nel frattempo procuratevi questo box-set direttamente dallo Striped Shop di Andrea che certamente andrà in sold-out in tempi brevi.

 

TRACKLIST:

01 – Bop Bop Bop
02 – Another Love Song For Lucy
03 – Be Alone
04 – Do My Stuff
05 – Spoilt Boy Commie
06 – Broken Shoe
07 – S.O.S. I’m In Love
08 – I Wanna Be A Cunningham
09 – Only You Are The Girl Who Hits The Gas
10 – Frankie And Johnny
11 – She’s A Punk
12 – Coke Vending Machine
13 – Oh, Mary
14 – My Only Friend Is Dee Dee Ramone
15 – Break Up Your Radio
16 – Summer’s Gone
17 – Ruin myself With Road To Ruin
18 – Teenangel
19 – I Hate You, David
20 – Melissa Is A Rockabilly Rebel
21 – Time Bomb
22 – The Only Cool Girl In Ladbroke Grove
23 – We Are The Manges And You Suck!
24 – Fanatico Di Rock And Roll
25 – Behind The 8-Ball
26 – Munster Beat
27 – Dunkin’ Donna
28 – I Will Always Do
29 – Mandy
30 – Breakdown
31 – Summertime
32 – Barrage Of Hate
33 – Havana Affair
34 – Joey’s Song
35 – Elvis Has Left The Building
36 – The Goonies ‘R’ Good Enough
37 – Vengeance Is Mine
38 – Now I Wanna Be A Good Boy
39 – Wake Up Screaming
40 – Raining
41 – Dune Buggy
42 – Flying Through The Air
43 – Bulldozer
44 – In The Middle Of All That Trouble Again
45 – Duck And Cover
46 – Bad Brain
47 – You Don’t Wanna Be Like Me
48 – Hit The Punchball
49 – These Tears May Belong To Your Eyes
50 – Uncle Walt
51 – Bad Juju
52 – Sri Lanka
53 – It’s All Over You Know
54 – Go Mental

BAND:
Andrea – Vocals/Guitar
Mass – Bass/Backing Vocals
Manuel – Drums
Mayo – Guitar (since 2011)

Past Members:
Hervè – Guitar (1994-1995)
Walter – Guitar (1996)
Max – Guitar (1996-2000)
Matteo – (2001-2005)
Jughead – (2002)
Richie (2005-2011)

The Queers + Accelerators – 09.05.2013 – Live @ Spazio 4 (Piacenza)

I Queers sono una droga. Anzi sono LA droga, stop.

Vorrei terminare così senza aggiungere altro, ma scriverò lo stesso due righe. Puoi ascoltarli (e devi canticchiarli) a casa, al mare, al lavoro, in macchina, in metro, sotto la doccia…. e non stancartene mai. Puoi mettere in loop la stessa canzone 200 volte e non ti passerà minimamente per la testa di essere un ritardato, anzi ti senti ritardato e sei pure felice di esserlo.
Chi ha avuto modo di vedere i Queers almeno una volta può capire quello che sto cercando di dire. Li avrò visti una decina di volte ed è sempre una bella festa. Una grande festa, anche se non c’era proprio tanta gente come mi aspettavo.
Comunque, facciamo un passo indietro e parlerò prima degli Accelerators. Non me ne vogliano ma non mi piacciono. Non suonano affatto male,  ma non mi dicono niente… mi hanno lasciato totalmente indifferente, al contrario di molti invece che li hanno seguiti in maniera interessata. Meglio così.
Cambio di palco ed è il turno dei Queers.A dire il vero, è più un Joe Queer & Friends, visto che per problemi last-minute sia Dangerous Dave che Lurch hanno dovuto paccare; il vecchio Joe si è trovato così costretto ad improvvisare una backing band con al basso il nostro Mass dei Manges e alla batteria un giovanotto (non so se suona in qualche altra band) che se la porterà davvero molto bene.  Tutto sommato, l’esibizione non è stata proprio perfetta visto che c’è stato qualche errore, ma vista la situazione estrema direi che è  più che comprensibile. Avessero scorreggiato a cappella per 50 minuti avrei goduto ugualmente. La scaletta  è in pratica sempre la stessa da almeno 10 anni ma va bene così.

Solo amore per l’ultimo vero punk-rocker.
I pezzi in ordine più o meno sparso sono stati: You’re Trippin, This place sucks (due volte), Punk Rock Girls, I Hate Everything, Don’t Back Down, S.L.U.G., Born To Do Dishes, Love Love Love, Kicked Out Of The Webelos, Wimpy Drives Through Harlem ( con Chris Polecat alla voce ), White Minority, Fuck This World, Debra Jean, I Want Cunt, Hi Mom it’s Me, Cindy’s On Methadone (momento di delirio collettivo), Granola Head, Noodle Brain, Definitely ( a memoria mi sembra sia la prima volta che l’ho sentita suonare), Girl About Town, See You Later Fuckface, Like A Parasite.
Potevano mancare i Ramones? Direi proprio di no, quindi sale sul palco Andrea Manges e si parte a bomba con Cretin Hop e Sheena’s a Punk Rocker, infine  I  Wanna Be Sedated di nuovo con Chris Polecat al basso/voce questa volta. Chiusura definitiva con Tulu Is A Wimp Monster Zero, felici e contenti si rientra a casa.

Un applauso particolare all’eroico Mass Manges,  che in soli 3 giorni si è dovuto imparare 40 canzoni: era visibilmente in tensione ma ha onorato più che alla grande la serata. D’altra parte come avrebbe potuto dire di no?

Lunga vita a Joe Queer!

 

The Queers feat. Andrea Manges

 

The Queers feat. Chris Polecat

Intervista ad Andrea Manges

Continuiamo la serie delle nostre interviste: questa volta la “vittima” di turno è Andrea, cantante/chitarrista dei The Manges, ma anche fondatore dei Veterans. In vista delle prossime uscite della sua seconda band – o meglio studio-project – abbiamo deciso di contattarlo per scambiare qualche chiacchiera. Buona lettura!

[ANDREA] –  Aloha Andrea, come stai? All’s Quiet on the Eastern Front?

[ANDREA MANGES] – Bene, grazie. Mi tengo impegnato!

[A] –  Dopo diversi anni di silenzio, finalmente nuovo materiale targato Veterans. Che  cosa possiamo aspettarci da questi due nuovi 7”?

[AM] – Abbiamo 4  nuove canzoni pronte! Dalle prossime uscite, ci sarà sempre più alternative  rock, pop e ogni genere di influenze. Questi 4 nuovi pezzi sono forse un  pochino più punk, ma c’è comunque una cover di Jan & Dean, e direi che come
stile non ci siamo allontanati molto dal nostro primo disco.

[A] –  Qual è la line-up? Anche questa volta ci saranno ospiti “illustri”?

[AM] – In studio
siamo andati io e Alex che siamo quelli che hanno il progetto in mano, con
Toro, lo stesso batterista di sempre, perchè è bravissimo ed è un amico. Al
basso abbiamo pensato di chiamare Ally dei Teenage Bubblegums perchè abbiamo
lavorato con il suo gruppo e ci siamo trovati molto bene con lei. Ospiti
illustri alle chitarre soliste Stefanino dei Tough e Gardo degli PsychoSurfers. Poi c’è Perry Leenhouts, il cantante dei Travoltas, che ci ha fatto
l’onore di mettere i suoi cori su 3 canzoni. Il progetto Veterans deve molto ai
Travoltas, non ci vuole molto a capirlo, per cui per noi la partecipazione di
Perry ha un significato importante.

[A] –  La grande novità è stata il ricorso al Crowdfunding. Come è nata questa idea?
Puoi spiegarci in breve come funziona Musicraiser?

[AM] – Mi piace  provare cosa nuove, mi piaceva il fatto che noi della band avremmo avuto il  controllo totale del progetto, dallo scrivere le canzoni a spedire i pacchetti
con i dischi e il merchandise. Musicraiser funziona come KickStarter o altri  siti di crowdfunding, ma è specifico per la musica ed è un sito nato in Italia.  Se approvano il tuo progetto, hai un certo periodo di tempo per farti  supportare e se raggiungi l’obbiettivo ti danno i soldi per realizzare il  progetto, mentre se fallisci ciascuno si riprende i suoi. Tutto o niente. Noi  ci siamo pagati una buona parte della stampa di due 7″ e del merchandise.
Ovviamente chi ti supporta viene ricompensato con dischi, merchandise, o altre
“ricompense” che stabilisce l’artista. Noi siamo stati sul semplice e  per lo più abbiamo fatto una prevendita un po’ più originale del solito.

[A] –  Ho letto molti articoli polemici del  tipo: crowfunding = elemosina. Per piccole-medie realtà (come potrebbero  essere i Veterans) si tratta di un preziosissimo strumento; trovo però ridicolo  il ricorso “esasperato” e l’uso indiscriminato da parte di altri  artisti, anche di un certo spessore, che offrono addirittura una videochiamata su
Skype oppure un esclusivo aperitivo
… Cosa ne pensi?

[AM] – La penso  come te, e infatti ho evitato di inserire nel progetto “ricompense”
così sputtanate o di cattivo gusto. Non lo so se il crowdfunding è il futuro  per la musica indipendente, ma oggi è uno dei tanti sistemi disponibili grazie  al web, e noi l’abbiamo impostato molto sulle logiche del vecchio DIY,  rivolgendoci direttamente ai fan ma anche a piccole etichette e distributori  che sono la base della nostra scena. Alla fine con la massima trasparenza una  label Finlandese ha comprato uno dei pacchetti che avevo predisposto e con una  spesa ragionevole si ritrova ad essere l’unica label a mettere il logo su due  nostri dischi. E noi abbiamo il controllo totale e molte copie già distribuite.

[A] – Mettersi in discussione e affidarsi completamente ai fan poteva rivelarsi un  flop ma è stato un bel successo: diversi Raisers da tutto il mondo hanno  supportato il progetto, consentendo di raggiungere il 116% della somma  prefissata. Sei soddisfatto? Cosa sarebbe successo nel caso in cui non fosse  stata raggiunta la somma? I brani sarebbero finiti nel dimenticatoio?
[AM] – Sicuramente  siamo soddisfatti, molto felici della fiducia che ci hanno dimostrato così  tante persone… del resto la paura di non farcela c’era. E’ stato veramente
bello perchè mentre promuovevamo musicraiser siamo stati in contatto con un  sacco di amici. Molte label interessate sono state frenate dal fatto di non  poter avere i dischi “in esclusiva” per loro, e posso capirlo visto  che il mercato è così ristretto ormai. Trovarsi in mano troppe copie di un  disco che è già stato ordinato da molta gente direttamente al gruppo può essere  un rischio. Se il crowdfunding fosse andato male, avrei dato i pezzi comunque a  qualche etichetta (ce ne erano di interessate) o avrei fatto uscire io
direttamente i singoli. Mi sarebbe dispiaciuto non far uscire le canzoni, alla  fine il succo era quello, eh.

[A] – Ultime domande riguardo i tuoi side-projects: ci sarà occasione nel futuro di  nuovi concerti con la tribute band It’s Alive? Qualche possibilità  di vedere dal vivo i Veterans? ( ok, è una domanda che ti hanno fatto 1000  volte, ma per dover di cronaca… tocca pure a me)

[AM] – It’s Alive,  non saprei… sia noi Manges che Hervè siamo sempre molto impegnati e la  cover band è bella in quanto piccolo “happening” per noi, ma fare  cover a tempo pieno mi pare un po’ da sfigati. I Veterans non sono una  vera e propria band, li vedo più come un progetto da studio al quale far  partecipare musicisti diversi ogni volta, fermo restando la  “regia” da parte mia e di Alex. E no, per il momento non esiste alcun  progetto di metter su una formazione per suonare live. Ma mi piacerebbe  continuare a far uscire musica e merchandise.

[A] – Personalmente ho un rapporto di amore/odio con le label visto che a  “lavorare con passione e attitudine” – pur vero tra mille difficoltà  – sono rimasti davvero in pochi. Tra crowdfunding e STRIPED punk rock shop,  pensi che i Manges abbiano davvero bisogno di una label per i successivi  lavori?

[AM] – Spesso  rimaniamo delusi dalle labels con cui lavoriamo, e stiamo accentrando sempre di  più gli affari dei Manges nelle nostre mani (ad esempio ci stiamo svincolando
dal contratto con la Kid Tested per riprenderci “Rocket To You“), ma  per fare le cose bene c’è sempre bisogno di un po’ di supporto. I Veterans  hanno un pubblico limitato ma gestirli è comunque un grosso sforzo. Per i  Manges, certo siamo in grado di produrci e distribuirci da soli ad ogni  livello, Striped va molto bene, ma non escludo che lavoreremo con altre label  in futuro.

[A] –  Dalla prima demo allo split con gli Apers: vent’anni  ricchi di dischi, concerti, tour e tante soddisfazioni che vi ha portato ad  essere, senza dubbio, i portavoce del punk rock italiano nel resto del mondo.  Oltre a un’ ecomiabile dedizione alla causa, quali pensi possano essere stati  gli episodi chiave che hanno dato la “svolta” alla vostra carriera?  C’è stato un momento, invece, in cui hai pensato che l’avventura con i Manges
stesse per terminare?

[AM] – Eh sì, sono  vent’anni adesso. Beh noi nel 1993 onestamente eravamo molto giovani, 16/18 anni, e nella scena eravamo marginali anche se siamo stati tra i primi a essere  notati e far uscire sette pollici e altro. Siamo stati fortunati perchè il pop punk è esploso poco dopo che abbiamo iniziato i Manges, ma ci siamo ritrovati già  fin troppa attenzione addosso quando ancora stavamo imparando a suonare. Credo  che dal 1996 in poi, e ancora più marcatamente dal 1997 quando siamo tornati da  Londra, abbiamo iniziato a distinguerci e influenzare un po’ anche le altre  bands Italiane. Poi la scelta di stare ai margini della scena e non provare a  inserirci nel giro dei “pesci grossi” ha pagato molti anni dopo in termini di coerenza e rispetto da parte della scena. Siamo anche stati fortunati a essere coverizzati dagli Screeching Weasel nel 2000 e comunque ad avere un sacco di simpatizzanti all’estero. E’ anche vero che siamo sbattuti e  lanciati in giro per Europa e USA, lasciandoci alle spalle lavori e sicurezze, per cui ce lo siamo anche un po’ meritati. Qualche volta abbiamo avuto l’impressione  che si stesse per finire, ma in realtà adesso non credo che smetteremo presto.
Ormai siamo una famiglia, e la passione per scrivere canzoni, inventare storie, parlare di musica, libri, film e viaggiare insieme non ci passa più. Stiamo  scrivendo un nuovo album proprio in questi mesi, per cui mi sento parte di un gruppo in palla, non è nessuna reunion, non ci siamo mai fermati. A differenza di altre bands abbiamo tenuto il ritmo basso e costante e così non siamo mai scoppiati. Adesso guardando indietro 20 anni sembrano tantissimi ma non è stato difficile, sono solo passati molto in fretta.

[A] –  L’anno scorso siete stati in tour per la prima volta in Giappone. Ci puoi  parlare un po’ di questa esperienza? Che differenze hai notato tra la loro  “scena” e quella  italiana/europea? Qualche gruppo nipponico da  consigliarci che ti è particolarmente piaciuto?

[AM] – E’ stato uno  dei viaggi più belli della mia vita e di sicuro se non ci fossi andato con i  Manges, dubito che me lo sarei potuto mai permettere. La scena Giapponese è  sicuramente vivace e ben organizzata, non enorme ma noi da headliners abbiamo  avuto piccoli locali sempre pieni e questo ci basta e avanza. Non sapevo molto  del Giappone per cui credevo fossero più “globalizzati”, in realtà ho  imparato che loro hanno la loro cultura ed è molto forte, quindi guardano con  attenzione e passione all’occidente, alla musica e allo stile, ma lo filtrano  sempre dal punto di vista di un mondo diversissimo dal nostro. Stare là è una
sorpresa e un’assurdità continua, e dopo il mio ritorno ci ho messo molto a  “togliermi di dosso” quel viaggio. I gruppi “alla Ramones”  sono quelli con cui abbiamo suonato più volte, SoCho Pistons, Idaho RainysDisgusteens, Kingons… ce ne sono molti di buoni. La serata più bella è stata  quella per il loro Ramones Fan Club.. abbiamo suonato solo cover dei Ramones… un successo. 

[A] –  Negli ultimi anni hai collaborato come produttore con i Kill That Girl, Teenage
Bubblegums e con i Ponches. Come ti trovi in questa inedita posizione dietro le  quinte? Pensi che ci possa essere per te un futuro anche in questo ruolo?

[AM] – Ho prodotto  Kill That Girl e Teenage Bubblegums ed entrambi credo abbiano fatto dischi  migliori dei loro precedenti per cui credo di aver lavorato bene anche se non
sono molto esperto in quel ruolo. I Ponches li ha sì registrati Alex ma  artisticamente si sono prodotti da soli. Io gli ho dato una mano, pochi  consigli, scritto un testo e cantato qualcosina. E’ stato un onore. Mi  piacerebbe molto se potessi farlo ancora, ma ci vuole tempo per dedicarsi a  certe cose e, non essendo certo possibile farne un lavoro, dovrò scegliere di  usare il tempo per i Manges o casomai i Veterans. Poi se ricapitasse
l’occasione di lavorare con altri gruppi, vedrò.

[A] –  Quali sono i dischi che stai ascoltando di più? Per molti sono il gruppo più  fico degli ultimi anni.. ad altri fanno letteralmente schifo: una cosa è certa,  i Masked Intruder sono il gruppo più chiacchierato del momento, tu cosa ne  pensi?

[AM] – Ascolto  molta roba vecchia e poco punk. I Masked Intruder non mi hanno colpito, anzi.  Credo siano un buon gruppo, niente di speciale, più che altro non mi spiego
come mai tutti van fuori di testa per loro. Oh, va bene così.

[A] –  Come di consueto ai nostri ospiti, facciamo una domanda sui Ramones. Immagina
di essere nuovamente un teenager, conosci una ragazza ma è una grandissima
peccatrice e non conosce i Ramones (“
Chi sono? Ah, pensavo  fosse un’azienda che fa polpette, sughi e gelati! Se non sbaglio ho visto anche  una maglia da H&M!” ). Ti offri quindi di prepararle un cd (o meglio una cassetta) per conquistare il suo cuore e colmare questa
gravissima lacuna. Quale sarebbe la track-list ideale?

[AM] – Anche da  teenager comunque mi piacevano ragazze che chi erano i Ramones già lo sapevano!  Se proprio non ne ha idea è impossibile spiegare da zero tutta la storia e la
filosofia. Fai meglio ad assecondarla e dire “Sì, quelli del ragù, vieni a cena che facciamo gli spaghetti al sugo di Marky”. Comunque vero, facevamo cassette, non ancora cd. Troppo difficile adesso fare una tracklist,  ma posso dirti che tra i pezzi romantici andavo matto per “She Belongs To Me”, quella pop su Animal Boy. Sicuramente ci avrei messo quella.

[A] –  Prima di concludere l’intervista e farti le ultimissime domande, vorremmo ringraziarti per essere stato così gentile e disponibile con noi!
Hai qualche news da darci in anteprima? Pensi che se lanciassimo una campagna
con Musicraiser riusciremo a portare, un giorno, gli Screeching Weasel in  Italia? 🙂

[AM] – Hey grazie a  voi! Non abbiamo niente di sicuro ma come ti ho detto, stiamo scrivendo un  nuovo album quindi qualcosa più avanti spero che succeda! Per lo meno andare a registrare! Poi stiamo fissando qualche data in Italia e all’estero per autunno
ma ancora niente di confermato. Gli SW spero che prima o poi verranno… noi a
Ben Weasel lo abbiamo sempre detto che siamo in tanti a volerli vedere qui.

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