Dan Vapid And The Cheats – Euro Tour 2014

Scriverò questo live report senza pause e senza rileggere quello che ho scritto, perchè è giusto che sia così, perchè vedere Dan Vapid dal vivo è emozione allo stato puro e le emozioni non si possono controllare.
Siamo stati presenti a ben 4 date del tour italo/norvegese di Dan Vapid & The Cheats ancora in corso (io Venerdì e Domenica, Enri Sabato e Lunedì) e siamo giunti alla conclusione che indipendentemente dalla condizione della band, dal palco grande o piccolo o dalla scaletta proposta un concerto di Dan Vapid è proprio un pugno allo stomaco. Suonasse tutte le sere gli stessi pezzi, nello stesso locale di fronte alle stesse persone io ci andrei sempre. Prima di parlare di DV & The Cheats, farò una breve parentesi sulle band che hanno aperto il concerto di Seregno.
Il concerto di venerdì è stato super figo, ad aprire sono stati i Mega. Concerto energico, mezz’oretta di brani estratti dai due album; non credo sia un azzardo dire che tra tutte le volte che li ho visti suonare, questa è stata quella dove mi sono piaciuti di più. Bravi, molto bravi.
Subito dopo è stato il turno dei Tough al primo concerto con la nuova formazione con Robi al posto di Stefanino. Dispiace per il cambio, ma Robi ha suonato molto bene considerando il pochissimo tempo e la manciata di prove per potersi preparare. Come già detto a Chris/Biso, secondo me non avrebbero potuto trovare nessuno meglio di Robi, infatti, superata l’emozione iniziale, e sicuramente amche un po’ di tensione, mi hanno dato proprio l’impressione che suonassero insieme già da molto tempo. Insomma, dal futuro ci si aspetta solo notizie positive. Un applauso particolare anche al Biso che, nonostante l’otite, è stato il solito treno!
 
Ad aprire la data di Imperia ci siamo stati solo noi dei Ratbones. Per conflitto d’interesse e perchè fondamentalmente non mi interessa parlarne, non dirò niente al riguardo. Dico solo che aprire per Dan Vapid è stata la più grande soddisfazione che potessi raggiungere nella mia “carriera musicale”, se così si può chiamare.
La scaletta tra le due serate è stata praticamente identica, ad Imperia un po’ più breve, divisa fondamentalmente in due parti: la prima con pezzi dei primi due album dei Cheats, intervallati da I was an Highschool Psychopath, Heart Out The Season e Heart Of The City (cover incisa per i Methadones), la seconda incentrata principalmente sui brani scritti da Dan per i Riverdales, alternati questa volta da Say Goodbye To Your Generation e I Don’t Know How To Say Goodbye.

Beh onestamente non riesco ad essere obiettivo, non saprei dire se hanno suonato bene o se qualche pezzo in più dei Methadones sarebbe stato più gradito da tutti, posso solo dire che Dan Vapid come pochi nel mondo del punk rock riesce a parlare dritto al cuore delle persone e a farci immedesimare nelle sue parole, penso a canzoni come Back To You (giuro che durante il loro check-sound a Imperia mi sono emozionato), I don’t Wanna Go To The Party o I Don’t Know How To Say Goodbye… in pratica in pochissimi minuti e una manciata di parole la sintesi della vita e delle emozioni di tantissimi di noi. Chi non si è mai ritrovato in quelle parole? Il suo curriculum da musicista, poi, è da brividi… se nei migliori album di Screeching Weasel, Riverdales, Queers ecc ecc c’è di mezzo il suo nome, un motivo ci sarà. Dobbiamo davvero tanto a quest’uomo.

Fine concerto ad Imperia abbiamo chiacchierato a lungo di libri, musica e cinema ed è stata una piacevole sorpresa notare tante cose in comune. Mi sono permesso addirittura di consigliargli Dylan Thomas visto che mi ha detto di essere un grandissimo fan di John Fante (mi ha detto di aver letto quattro volte il mio libro preferito, Chiedi alla polvere!!).
Infine ha promesso che il prossimo anno tornerà in Italia. Non so voi, ma ho iniziato di nuovo il countdown.

Intervista a John Jughead

Dopo aver avuto il piacere di intervistare Dan Vapid, ecco per noi un’altra intervista con un personaggio di grandissimo valore: John “Jughead” Pierson. Fondatore degli Screeching Weasel, ma anche The Mopes e Even In Blackouts. Servono ulteriori presentazioni? Jughead è Jughead e se non sapete chi è e cosa fa, non è un mio problema. Buona lettura!

[ANDREA] – Ciao John, è un grandissimo onore per noi di I Buy Records poter scambiare qualche chiacchiera con te. Prima di tutto, come stai?
[JOHN] – Come sto dipende tutto da quando ti ritrovi a leggere ciò. Se è di mattina, probabilmente sono arrabbiato perchè devo essere alzarmi dal letto. Se è di pomeriggio, probabilmente ho già avuto modo di alzarmi dal letto e ora sono pronto per qualsiasi cosa il giorno mi presenta, se si tratta di prima serata probabilmente ho fame, e ci sono probabilità che io stia tagliando e rosolando cipolle e pomodori, e, auspicabilmente, funghi. Amo i funghi. Se è tarda serata, probabilmente sto scrivendo qualcosa di simile a quello che stai leggendo, perché è a quest’ora che faccio del mio meglio nella scrittura. Se è il weekend, molto probabilmente sto bevendo Rum e Coca e passo del tempo con la mia fidanzata Paige in una città che mi piacerebbe lasciare. Sono a Cincinnati fino a metà maggio del 2013, poi di nuovo a Chicago. Scommetto che è una risposta più lunga di quella che ti saresti aspettato.

[A] – Puoi essere considerato un’artista a 360°: Scrittore, Attore di Teatro, Musicista: il nostro obiettivo è di toccare un po’ tutti questi punti. Partiamo quindi parlando della tua attività letteraria, hai scritto due libri che hanno avuto ottimi riscontri e che ho appena acquistato ( Weasels In A Box e The Last Temptation of Clarence Odbody). Riusciresti a farmi una breve presentazione di entrambi i libri per ulteriormente invogliarmi a leggerli?
[J] Ho la fortuna di aver avuto la possibilità di dedicarmi a una vita produttiva creativa che hai così amorevolmente definito da “Artista a 360°”. L’unica carriera che ho sognato fin da bambino era quello di essere un romanziere. Questo è stato l’unico dei miei obiettivi per la mia carriera sin da quando mi è possibile ricordare. I due libri che hai citato sono i prodotti di tutte le mie esperienze che cercano di manifestarsi in ciò che ho sempre voluto del mio destino.

Detto questo, ho molto ancora da migliorare, ma sono molto orgoglioso di come i miei primi due tentativi di scrittura di un romanzo sono andati. Weasels in A Box  è stato il mio tentativo di scrivere degli Screeching Weasel senza che prendesse la forma di un diario del tour. L’obiettivo principale era quello di non parlare solo della storia della band, ma di essere in grado di esprimere come MI sentivo nel vivere questa esperienza. Si tratta di una esplorazione molto astratta e surreale di essere on the road e iniziare a capire il concetto di Semi-Fama. Alcuni musicisti esperti mi hanno detto che la storia cattura la sensazione di essere in tour con una band semifamosa con estrema precisione. The Last Temptation of Clarence Odbody  è una rivisitazione del film La vita è meravigliosa. Esplora una serie di scelte diverse prese, non solo da parte di George Bailey e Clarence Odbody, ma in particolar modo da tutti i personaggi secondari. La domanda posta è: “Cosa sarebbe successo se Clarence avesse deciso di non salvare George quella notte sul ponte ghiacciato?” Come molti dei miei interessi nella scrittura, al centro c’è l’indagine sull’identità personale e ciò che accade alle tue scelte di vita quando tutto quello che sai essere vero riguardo te stesso e le persone intorno a te, non è più valido.

[A] – Quali sono i tuoi scrittori preferiti? Hanno in qualche modo influenzato il tuo stile? Cosa stai leggendo al momento?

[J] – Il mio scrittore preferito nonchè il più influente è Milan Kundera, in particolare il suo libro L’Immortalità. Ha deciso di scrivere un libro che potesse essere SOLO un libro, non un film, o un atto teatrale, ma un libro. Mi piace l’idea di trasformare un libro in un film, ma credo anche che dovrebbero avere propri obiettivi che non possono essere espressi in qualsiasi altro formato. La sua scrittura è molto filosofica, ma anche molto personale e sorprendentemente semplice nella sua rappresentazione della condizione di essere umano. Mi piacerebbe scrivere così! In questo momento sto leggendo Dracula. Non posso credere che non l’abbia mai letto prima, è l’unico “monster classic” che non ho letto. Sto avendo difficoltà a terminarlo. E’ uscito da tanto tempo ed è stato reinterpretato in così tanti modi diversi che non riesco a leggere senza sapere cosa sta per accadere.

[A] – Hai in mente un terzo libro?
[J] ho appena iniziato a scrivere un libro intitolato The Plight Of The Lampoons. E’ la storia di una famiglia dei cartoni animati che inspiegabilmente appare nella vita reale in un quartiere periferico, con casa e tutto. I bambini dei Lampoon stanno cercando di capire da dove sono venuti, il motivo per cui sembrano essere indistruttibili, e come mai si sentono così incredibilmente soli.

[A] – “The Neo-Futurists” è la compagnia teatrale con la quale collabori. C’è qualche legame con il movimento nato in Italia agli inizi del 20simo secolo? Che tipo di opere interpretate e quali temi vi interessano?
[J] Questa è una domanda molto complessa.
Primo: , il creatore de The Neo-Futurists ha studiato i futuristi italiani, e ha combinato molte dei loro credi artistici con movimenti artistici successivi tra cui i dadaisti, i surrealisti, e gli happening.

Secondo: Lo stile teatrale che utilizziamo per scrivere e recitare è immediato, non illusorio, politico, e molto personale. Il nostro spettacolo principale si chiama Too Much Light Makes the Baby Go Blind, che è stato recitato a Chicago in pubblico ogni fine settimana in sold out da oltre 22 anni! Ho fatto parte della compagnia per 16 anni. In molti luoghi sono conosciuto molto di più come Neo-Futurist che come un musicista punk. Ho scritto più di 400 corti teatrali e circa 15 atti teatrali completi con questa compagnia e la mia propria compagnia Hope And Nonthings.
Terzo: Scopritelo da soli www.neofuturists.org

[A] – Anche se probabilmente non è famoso in USA, il teatro italiano ha una scuola antichissima che ha reso celebri, almeno in Europa, tanti attori. Guardando solamente alla più recente tradizione italiana, mi vengono in mente Carmelo Bene e Dario Fo. Ne hai mai sentito parlare? Se si, cosa ne pensi?

[J] – Mi dispiace ma no. Conosco più l’arte che il teatro italiano, anche se il mio scrittore preferito è Luigi Pirandello. Ho cercato una maniera per poter insegnare in Italia. Mi piacerebbe studiare teatro italiano e portare un po’ del mio stile in esso.

[A] – Domanda secca: ti senti più attore di teatro oppure un musicista?

[J] La domanda è un po’ fuorviante, perché non riuscirei ad immaginare di essere l’uno senza l’altro. Mi piace la profonda concentrazione per la creazione ed esecuzione di un pezzo teatrale, ma non sono mai felice come quando sto suonando la chitarra su un palco di fronte a un pubblico che si scatena al ritmo della musica e va in sing along. Il primo mi fa concentrare, il secondo è una via di fuga. Fondamentalmente mi immagino di essere parte di qualcosa di originale, è l’elemento che tiene insieme il tutto per me, non importa quale forma assuma, una volta passata la sua creazione iniziale.

[A] – Seguo con interesse il tuo blog e, visto che sono nato e cresciuto da quelle parti, ho apprezzato in particolare il racconto del tuo viaggio alla scoperta della Sicilia e del Sud Italia. Perchè ti ha colpito così tanto il modo di vivere che abbiamo da quelle parti? Consiglieresti ad un amico di andarci?
[J] Mi sento di raccomandare tutto il pianeta di andare in Italia e in Sicilia almeno una volta nella loro vita. Ma non tutti in una volta. Sarebbe ridicolo, molto sgradevole, e probabilmente impossibile. Immagino che sia molto diverso vivere in Italia come cittadino, ma per me c’era una libertà, una passione, una presa di coscienza collettiva reciproca, che non ho provato in nessun’altra parte del mondo. Penso inoltre che il paesaggio e le persone sono belle, nello spirito, e anche da guardare.

[A] – Ogni volta che prendo in mano il libretto della ristampa di My Brain Hurts (Asian Man Records) mi commuovo nel leggere le vostre storie sugli inizi degli Screeching Weasel. Come racconti, anche voi avete fatto tanta gavetta, tanti kilometri in giro per gli Stati Uniti e suonato davanti 2 persone prima di raggiungere il successo e tante soddisfazioni. Come è stato il primo concerto in assoluto?
[J] Non mi ricordo come è stato il nostro primo concerto. Potrebbe essere stato quello nella cantina del mio amico Matt. In realtà c’è un video di quel concerto in giro da qualche parte. Inclusa anche un’ intervista alla band. Recentemente Vapid mi ha detto che è abbastanza sicuro che era a quel concerto. Lo trovo strano. Si unì alla band solo dopo circa due anni. I primi spettacoli che ricordo hanno avuto luogo in un bar per maggiori di 21 anni chiamato Batteries Not Included. Era un piccolo squallido bar sul lato nord di Chicago dove si facevano concerti punk dopo le 10pm. Questo è il posto dove abbiamo visto e incontrato i membri dei Stiffs Bhopal, uno dei miei gruppi punk preferiti di Chicago. Quello che mi ricordo di più di questi primi concerti è che ero così teso per suonare di fronte a un pubblico che avrei potuto rompere almeno 5 corde per ogni concerto, e non mi sarei nemmeno preoccupato di mettere quelle nuove. Ma penso anche che Ben ha cominciato a coltivare le sue diatribe con il pubblico in questo periodo, perché doveva coprirmi per cambiare le corde. L’altro ricordo è stato quando il nostro amico che lavorava in un ospedale psichiatrico ha portato alcuni pazienti al nostro show. Un ragazzo alto e magro con i capelli a spazzola restò nudo durante il nostro show, in piedi davanti al palco e iniziò a salutare il pubblico.

[A] – Come hai anche dichiarato sul blog, tu e Dan Vapid siete di nuovo in buoni rapporti e questo non può che renderci felici. Pensi che nel futuro ci potrà essere la possibilità che collaboriate e perchè no, magari di una reunion dei THE MOPES?
[J] – Non lo escludo totalmente, ma penso davvero che non sia un pensiero nella testa di Dan o nella mia. Siamo andati in direzioni musicali molte diverse da quando abbiamo lavorato insieme, quindi non so se sia utile o possibile per noi farlo. Ma Vapid si unirà al Jughead’s Basement Podcast. Condurremo insieme un episodio su uno dei nostri gruppi preferiti di Chicago chiamato Naked Raygun. Entrambi realizzeremo interviste con i membri della band, e faremo un elenco di scrittori per scrivere pezzi basati sul disco dei Naked Raygun, Throb Throb. Quando mi ha detto che gli piaceva il mio podcast, gli ho subito chiesto di darmi una mano nel modo in cui gli sarebbe piaciuto. E’ un grande fan della musica punk, molto più di me, e può sicuramente aggiungere una prospettiva importante a quello che penso sia già un podcast in costante miglioramento.

[A] – Non ti manca l’emozione di salire sul palco come musicista? Ho letto la tua intervista per Punk Rock Pravda e sembra che il progetto EVEN IN BLACKOUTS sia ripartito, ma con il nome EIB. Qualche news in anteprima?
[J] Abbiamo deciso di non chiamarlo Even In Blackouts or EIB per rispetto nei confronti dei nostri insostituibili compagni, Nathan Bice e Phillip Hill. Non abbiamo ancora deciso il nome, ma avremo una canzone in tre parti chiamate I WILL NOT sull’album tributo ai Vindictives che sarà pubblicato dalla Sexy Baby Records. Inoltre vivrò a Cincinnati fino a metà maggio in tour con una compagnia teatrale delle marionette chiamato Madcap. Quindi non possiamo essere troppo attivi fino al mio ritorno. Abbiamo intenzione di fare un paio di spettacoli nei salotti nei mesi di giugno e luglio del 2013. I membri della band sono: Liz Eldredge, Gub Conway, John Bliss, e John Szymanski. Questa sarà la prima volta che io e Liz avremo una band in cui tutti i membri vivono a Chicago. (Beh … Questo sarà vero quando tornerò a maggio).

[A] – Cosa stai ascoltando al momento? Qualche band/disco da consigliarci?
[J] Non ho tante possibilità di ascoltare musica in questi giorni. Ma recentemente ho scoperto una band chiamata The Mixtapes, e la nuova band di Vapid è la cosa migliore che ha fatto ultimamente. Entrambi i gruppi non solo suonano bene ma decisamente scrivono canzoni pop orecchiabili e intelligento. Inoltre mi piace tutto ciò che fa Kody Templeman. Voglio disperatamente lavorare ancora con lui.

[A] – Escludendo i membri dei RAMONES, (altrimenti sarebbe troppo facile) riusciresti a comporre la tua band punk-rock dei sogni? Ti concedo al massimo due chitarristi!
[J] Mi dispiace dire che i Ramones non sarebbe nemmeno nella top ten della mia lista. Mi piace la loro musica, e hanno cambiato il mondo per lo più in meglio, ma non sono mai stati nella top ten dei miei preferiti.
Se rimaniamo all’interno del punk rock dovrei dire:

Anche se penso che probabilmente avrebbero un suono orribile insieme, e qualcuno finirebbe morto. Ma Per un momento sarebbe incredibile!

[A] – Con l’ultima domanda colgo l’occasione di ringraziarti per il tempo che gentilmente ci hai dedicato. Quali sono gli obiettivi di Jughead per il 2013? Ci sarà magari l’occasione di riverderti in Italia, nel futuro?
[J] – Al momento non ci sono piani per venire in Italia, ma se la nuova band “EIBdecide di andare in tour, l’Italia sarà sempre il nostro posto preferito dove andare. Per ora rimarrò a Cincinnati e sarò in tour attraverso il Midwest con un grande e stravagante show di marionette per migliaia di bambini delle scuole elementari. Poi quando torno a Chicago insegnerò ai miei corsi di teatro e tornerò sul palco con lo spettacolo de The Neo-Futurists, Too
Much Light Makes The Baby Go Blind
per i mesi di giugno e luglio. Continuerò anche il mio lavoro per il Jughead’s Basement. Vorrei dire che il mio romanzo si concluderà nel 2013, ma di solito finisce che mi prendo almeno 5 anni per completare. Vedremo!

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