Bad Religion + Anti-Flag + The Manges – 18.06.2013 – Live @ Alcatraz (Milano)

Arriva l’estate, arriva il proverbiale caldo afoso di Milano ma è anche il periodo dei grandi concerti e, nonostante i 36° indicati dal termometro, l’evento è imperdibile: dopo 3 anni tornano in Italia i Bad Religion, vietato mancare! Mi tocca iniziare il report in maniera decisamente polemica con l’organizzazione per una semplice ragione: ho apprezzato tantissimo l’orario di inizio alle 20:30 e soprattutto la puntualità, ma perchè sul biglietto c’era scritto alle 21:00? Conosco molte persone, a dir poco furibonde, che sono arrivate da lontano per vedere anche i Manges e se li sono persi per questo motivo! Ok, che sui vari social network è stato abbondantemente spammato, ma era davvero difficile scrivere l’orario giusto sul biglietto?

Per fortuna, memore di esperienze negative, sempre all’Alcatraz, arrivo proprio in tempo per l’inizio dei Manges: metto piede in sala e partono subito a bomba con Stalag 17/Good Morning Campers. Per svariati motivi era da tanto che non riuscivo a vederli dal vivo, e dopo questo show posso solo ribadire il concetto che in Italia sono i migliori. Una spanna sopra tutti, pochi cazzi. 20 anni di onoratissima carriera in giro per l’Europa e gli USA non sono pochi, e senza dubbio meriterebbero di suonare sempre davanti a così tanta gente. Il tempo concesso è solo mezz’ora ma il quartetto spezzino sfrutta al meglio i pochi minuti a disposizione suonando praticamente senza pause, in ordine puramente random ricordo Bad Juju, My Rifle, My Direction, Motion Picture Rest Home, Barrage Of Hate, I Don’t Wanna Live in Hell, Hit The Punchball, Oh Mary!, I’m a Monkey, Wonder Wheel (purtroppo dal mio lato, quando ha cantato Mayo si sentiva pochissimo…). Chiusura come di consueto con Say Goodbye To Your Generation, ma ahimè non tutti colgono l’illustrissima cover.

Scatto di Gabriele Santinelli di www.badreligion.it
ANTI-FLAG – Grazie a Gabriele Santinelli di www.badreligion.it per la foto

Saluti, ringraziamenti e giù dal palco per lasciare spazio agli Anti-Flag.
Sinceramente è uno di quei gruppi, che non mi hanno mai detto niente di particolare, o meglio. Quando avevo 14-15 anni, non mi dispiacevano (…per intenderci parlo più o meno fino al periodo di Underground Network) ma questo atteggiamento da “compagni in giacca e cravatta” adesso mi irrita. Fin troppo.
Tralasciando questo giudizio strettamente personale, devo ammettere che lo show del quartetto di Pittsburgh è stato notevole: suonano bene, hanno un bel tiro dal vivo e sanno come coinvolgere il pubblico. I ragazzi in prima fila, tra stage diving, circle pits e mille slogan politici godono: io approfitto per incontrare e salutare i tanti amici accorsi un po’ da tutto il nord Italia per l’evento.
Tra una chiacchierata e l’altra riconosco Turncoat, Fuck Police Brutality, Die For Your Government, Underground network, New Kind Of Army, Hymn For The Dead, Death Of A Nation (grazie Markez per il rinfresco della scaletta!).

Mezz’ora di preparazione del set ed è il turno degli immortali Bad Religion. Sulle note del lento intro di Past is Dead, si accendono le luci e lentamente compaiono i beniamini californiani: prima schitarrata e scoppia il delirio, l’Alcatraz diventa una bolgia infernale!

Foto di Gabriele Santinelli
BAD RELIGION – Grazie a Gabriele Santinelli di www.badreligion.it per la foto

Salta subito all’occhio l’assenza della capoccia pelata di Greg Hetson (sostituito per il tour da Mike Dimkich chitarrista dei Cult ): non mi è ancora chiaro se si tratta di una situazione temporanea oppure di un addio definitivo (da quello che ho letto su internet sembra di no), di sicuro fa effetto vedere la band senza di lui dopo tantissimi anni.

Un’ora e mezza di spettacolo pauroso: i Bad Religion non sono certo dei novellini, e il fatto di avere una sezione ritmica spettacolare con Jay Bentley + Brooks Wackerman a supportare la splendida voce del prof. Greg GraffinBrian Baker alla chitarra rende tutto ancora più sopra le righe.
Visto che il tour è per promuovere True North, molti pezzi sono stati estratti dal nuovo album, ma non sono mancate ovviamente i classiconi dei loro 33 anni di fantastica carriera come New Dark Ages, Generator ( quanti brividi  durante l’esecuzione!), I Want To Conquer The World, Sinister Rouge, Suffer, Do What You Want ecc ecc (QUI la scaletta completa).
La conclusione prima dell’encore è da singalong: Come Join Us, Punk Rock Song, No Control, Robin Hood In Reverse, American Jesus e infine Sorrow ( batticuore!!!).
Breve pausa e quindi richiamati a furor di popolo, eseguono Fuck Armageddon/This Is Hell, Vanity, Infected e Dept. Of False Hope. Ecco forse mi sarei aspettato qualcosina di più dalla chiusura, e l’assenza di Los Angeles is Burning fa tanto male, ma i Bad Religion sono i Bad Religion e a loro tutto è concesso.
Grazie di esistere!

The Creeps – 2013 – Our Time

Per il lavoro che faccio ho la fortuna (o meglio sfortuna, dipende dal punto di vista) di passare molto tempo di fronte al PC e di poter ascoltare tanta musica; i miei ascolti giornalieri sono fatti di Ramones, poi Screeching Weasel, poi Ramones, poi Riverdales e poi Ramones, Ramones e Ramones. Ogni tanto però mi capita di infilare nel mezzo qualcosa di nuovo e di diverso che qualche volta riesce anche a colpirmi. E’ il caso dei Creeps, terzetto canadese attivo ormai da 14 anni che, mea culpa, conosco solo da pochi anni, dopo  aver ascoltato per la prima volta quel fantastico Follow You Home, che considero, ancora oggi, uno dei migliori EP degli ultimi 5-6 anni.

Tramite bandcamp,  il combo canadese ha in pratica regalato ai fan (free download/ libera donazione) questo nuovo EP, Our Time, secondo episodio di una presunta trilogia iniziata con These Walls.
Devo dire che questa scelta mi ha un po’ spiazzato (care labels! ma che cazzo fate, vi lasciate scappare una produzione del genere?):  avrei voluto davvero avere una copia fisica di questo EP, ma le lamentele non servono a nulla, accettiamo quindi il regalo e speriamo che un giorno qualcuno apra gli occhi e si decida a stamparlo.
La band si è ormai scollata di dosso l’etichetta di band ramonescore degli esordi virando verso sonorità molto personali, senza dubbio più cupe e oscure rispetto ai primi lavori: queste 5 canzoni non fanno altro che confermare il nuovo corso dei Creeps ( l’accordo “anti-banalità” c’è sempre in ogni canzone, rispetto!) oltre ad essere perfette come sottofondo musicale durante una lettura di Stephen King.
I pezzi che mi sono piaciuti di più sono Move (quel semplice ritornello Moo-oooo-oove, Moo-oooo-oove mi è entrato in testa in un secondo), Over and Out, e Stagger Through The City.
Particolare non di poco conto, è infine la produzione totalmente DIY fatta eccezione per il master realizzato da Dave Williams al Rock Among Us: doppio chapeau quindi per i Creeps, tanta qualità e attitudine non si trovano facilmente in giro di questi tempi.
Aspetto con ansia un nuovo full length (e magari qualche data da queste parti), nel frattempo continuerò a lobotomizzarmi con questo EP, consiglio di farlo anche voi e visto che ci siete donate qualche soldo alla band, ampiamente meritati.

 

Band
Skottie – Vocals & Guitar
Ian – Bass & Vocals
Jordy – Drums & Vocals

Tracklist
01 – Grand Ideas
02 – Move
03 – Over And Out
04 – Stagger Through The City
05 – Our Time

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