Tracklist
A1 – Planet Of The Apers
A2 – That Thing You Do (The Wonders cover)
B1 – Radical Change
Band
Stevo: guitar, lead vocals
Tommy: bass, backing vocals
Marco: drums, backing vocals
Tracklist
A1 – Planet Of The Apers
A2 – That Thing You Do (The Wonders cover)
B1 – Radical Change
Band
Stevo: guitar, lead vocals
Tommy: bass, backing vocals
Marco: drums, backing vocals
I Queers sono una droga. Anzi sono LA droga, stop.
Solo amore per l’ultimo vero punk-rocker.
I pezzi in ordine più o meno sparso sono stati: You’re Trippin, This place sucks (due volte), Punk Rock Girls, I Hate Everything, Don’t Back Down, S.L.U.G., Born To Do Dishes, Love Love Love, Kicked Out Of The Webelos, Wimpy Drives Through Harlem ( con Chris Polecat alla voce ), White Minority, Fuck This World, Debra Jean, I Want Cunt, Hi Mom it’s Me, Cindy’s On Methadone (momento di delirio collettivo), Granola Head, Noodle Brain, Definitely ( a memoria mi sembra sia la prima volta che l’ho sentita suonare), Girl About Town, See You Later Fuckface, Like A Parasite.
Potevano mancare i Ramones? Direi proprio di no, quindi sale sul palco Andrea Manges e si parte a bomba con Cretin Hop e Sheena’s a Punk Rocker, infine I Wanna Be Sedated di nuovo con Chris Polecat al basso/voce questa volta. Chiusura definitiva con Tulu Is A Wimp e Monster Zero, felici e contenti si rientra a casa.
Lunga vita a Joe Queer!
The Queers feat. Chris Polecat
[ANDREA] – Facciamo finta di non sapere
chi sei e cosa fai. Chi è Riccardo Bucchioni? Per favore, sfatiamo il mito che
in Italia non si può vivere di sola arte!
[A] – Atom Plastic e Art Toys. Come è nata la collaborazione?
Sei soddisfatto di come stanno andando le cose? Novità all’orizzonte?
[R] – Conoscevo Atom Plastic già da qualche anno, da quando mi sono avvicinato al mondo degli art toys, da collezionista e customizzatore ero e sono un loro “cliente”. Poi l’anno scorso ho avuto la fortuna di vedere alcuni miei design prodotti e distribuiti da un nuovo brand che stava per lanciarsi nel mondo degli art toys, l’ inglese Dudebox.
[A] – Non sono un grandissimo intenditore d’arte, ma al momento si sente parlare tantissimo di Diego Koi, giovanissimo artista italiano che con il suo iperrealismo ha attirato l’attenzione dei mass-media un po’ di tutto il mondo. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi e magari facci anche una critica da “esperto” per gli ignorantoni come me.
[R] – Che dire di Diego Koi che non sia già stato detto?
E’ un fenomeno in quello che fa. Esponente di questa “nuova ondata” di disegnatori/pittori iperrealistici, ne ho visti un po’ su vari siti di riviste d’arte e sono molto contento che un italiano sia nei maggiori esponenti di questo stile, un po’ di “nazionalismo artistico” ogni tanto va bene.
Credo che sì, sia nato già dotato di un talento estremo per il disegno, ma la precisione e il dettaglio fanno capire che ha fatto molto studio sulle
luci,sulle ombre e sull’uso della matita, che comunque è di base un media
abbastanza “ostile”, tipo io personalmente calco tantissimo sul foglio e non riuscirei mai ad usarla in quel modo. Penso che il suo successo sia più che meritato, quindi un in bocca al lupo per tutto a Diego e sarei curioso di vederlo fare delle cose tipo con le matite colorate ma sempre iperrealiste.
[A] – Daniel Johnston (mio idolo assoluto), Kepi Ghoulie e Manuel Manges: sono i primi 3 musicisti che mi vengono in mente che si dedicano anche all’arte. Il filo conduttore è la semplicità delle loro opere, viene quasi da pensare che chiunque possa fare “quei disegni”. Eppure se ci provo io, il risultato è penoso. Cosa ne pensi?
[R] – Allora innanzitutto ammetto la mia ignoranza in quanto Daniel me lo sono dovuto cercare su internet. Manuel e Kepi sono amici di vecchia data e li conosco un pochino meglio in compenso.
Alla base della bellezza dei loro lavori credo ci sia la “purezza” dello stile che hanno.
Non è una cosa “studiata” a tavolino o “pensata per piacere”, cosa che purtroppo molti artisti fanno e non solo nel campo del
disegno. E’ una cosa che viene da sè, di getto, una cosa che fai perchè ti piace farlo, ti diverte e la faresti a prescindere dal fatto che a qualcuno piaccia o no. Credo che il segreto sia lì, nell’avere quello stile dentro, di avere uno stile che alla fine sei tu.
E’ una cosa che viene dal cuore, Manuel ama i Ramones e dipinge i Ramones, Kepi ama i mostri e dipinge i mostri, e così via. Puoi studiare quanto vuoi, ma quella “purezza” o ce l’hai o non ce l’hai.
Loro hanno la fortuna di averla.
In particolare sono molto contento per il successo che ha avuto Manuel quest’anno con le sue tele, erano anni che in tanti gli chiedevamo di esporre i suoi disegni perchè erano bellissimi e mi fa piacere che il riscontro che ha ottenuto sia stato così positivo.
Dopo un viaggio di due ore in treno, giunto a Genova scopro che i Ratbones, per problemi last-minute, sono costretti a dare forfait. Che delusione! Ci tenevo tantissimo a rivederli dal vivo dopo l’ottima impressione che mi fecero quando suonammo insieme per il release party del loro nuovo (fichissimo) album. Peccato, spero ci sarà presto una nuova occasione.
Arrivato al TdN, noto con piacere che pur essendo martedì sera c’è moltissima gente, becco subito all’ingresso Simo Maffo dei Locals e Kasper dei 20 Belows (nonchè boss della Panther Booking che ha curato il tour dei Dopamines): grandissima gioia rivedere dopo molto tempo dei carissimi amici!
Qualche birra, quattro chiacchiere ed è giunto il momento dei Locals. Il Maffo sostiene che facciano schifo e che non sappiano suonare, ma a me sono piaciuti! Secondo me hanno dei pezzi punk-rock molto interessanti con dei ritornelli molto poppettosi proprio come piacciono a me. La tecnica non eccede ok, ma chi se ne frega?Mica ascolto prog-rock o roba per freakkettoni! Si divertono, mi divertono e dopo una mezzoretta salutano lasciando spazio a Mikey Erg!.devo essere onesto: nonostante la fama di cui Mikey gode, non sono preparatissimo ed esclusi gli House Boat conosco pochissimo i suoi lavori: è visibilmente alticcio (una bottiglia di buon Jameson accompagnerà la sua performance) e biascica un bel po’ quanto canta ma salta, corre, e interagisce con il pubblico che canta e si diverte. Cosa si vuole di più?
Che dire. Possono anche non piacere ma dal vivo sono davvero delle macchine da guerra. Erano sbronzi marci ma è stata una performance a dir poco strepitosa: personalmente non ricordo tantissimi concerti, soprattutto recenti, dove il pubblico si è divertito/sentito coinvolto così tanto. In ordine puramente a cazzo di cane ricordo: Cincinnati harmony, Business papers, Easy living, Public domain, Heads up dusters, Jon has anxiety, Paid in full, Beer telescope, October 24th, Soap & lampshades, Are You Going To Eat That Or Are You Straight Papers?, Ryan has anxiety, She’s my Rushmore, Waking Up In The Monroe House With Cat Hair In My Mouth, The Glendora House, It Really Couldn’t Be Any Other (We’ll Fuck You Like Superman), 10 stories, Molly, ecc ecc.
Ma non finisce qui. Per il giorno dopo i ragazzi di Genova organizzano un SECRET BASEMENT SHOW dalle parti di Rapallo: mega pranzo tutti assieme seguito da una performance acustica prima di Jon Lewis (un paio di pezzi dei Dopamines, cover dei Nofx) e poi Mikey Erg! (pezzi degli Ergs!, e poi su nostra richiesta House Boat e un bel medley dei Ramones).
Avete presente quegli odiosi momenti durante un falò o una grigliata dove c’è qualcuno che suona (spesso canzoni improponibili) e tutti gli altri cantano? Ecco, per una volta non mi sono sentito un vero mongoloide in una situazione simile, anzi mi sono sentito stranamente a mio agio. Proprio una bella sensazione.
Finito il set acustico alle 4 pm in punto, Kasper richiama l’attenzione, e dopo calorosi e dovuti ringraziamenti ai locals genovesi, mi imbuco nel van con la band e ci incamminiamo verso Milano per la loro ultima tappa in Italia.
Per il concerto di Milano (altrettanto bello), vi rimando al report degli amici della caserma SNAFU.